... per non scadere nella mediocrità.

29 aprile 2006

Io ve lo consiglio!

Signore e signori, questa sera voglio introdurmi nelle vostre case portando con me un libro; - Oddio, che mattone! – direte voi ad una prima occhiata; non c’era qualcosa di più sottile? Tutto sta diventando più sottile: i palmari ( che roba è? Contenitori di datteri? ) i cellulari, le sottilissime sottilette, assottigliatesi per essere forse anch’esse tascabili, perché è obbligatorio infilarsi tutto nelle tasche, avere il mondo in versione mignon. Cosa ci fa un libro del genere nel ventunesimo secolo? Con un titolo talmente moderno, “City”, grigio presagio di bieche montagne di cemento, impulsi elettrici ortogonali, chip demiurgici… una secrezione, uno spruzzo di razionalità. Questo invece è grasso e ingombrante, lungo faticoso eterno ( e dove lo trovo il tempo per leggerlo? ). La città è nervo, spasmo, corsa elettrica. E allora provo io a farvi entrare nella Città di Baricco, un luogo strano, inusuale. Sedetevi comodi, in poltrona… ecco proprio così, di fianco al termosifone… No, non date la possibilità ai ruffiani squittenti del piccolo schermo di impossessarsi del vostro silenzio… lo sapete che se si accende lui vi spegnete voi… non ne vale la pena… Accomodatevi sul sedile posteriore del taxi di Baricco, un taxi speciale; non ci troverete aria condizionata e autoradio, ma i finestrini abbassati vi sporcheranno l’anima col mondo che c’è là fuori, alle narici vi arriverà odore di pollo, di fritto, di hamburger. Mettetevi a vostro agio, vi guida lui, siete in mani sicure. Oggi non sarete voi a decidere la destinazione di questa corsa, ma l’autista che avete scelto; un uomo di poche parole costui: la sua Città la rivela il film che trasmette il finestrino e la sua saggezza è nel scegliere le scene giuste. Buon viaggio.