
... per non scadere nella mediocrità.
Il Lara pensiero su Le cose dell'Amore
CHIACCHIERE IN CIABATTE TRA LARA E FISCA
laraLOU scrive:
“la deliberata spietatezza con la quale la popolazione operaia è stata usata per aumentare la produzione di beni di consumo e dei profitti che ne derivano si è ora estesa su tutta la popolazione del pianeta, coinvolgendone la componente più fragile che sono i bambini, sia con l’esposizione diretta alla pletora di cancerogeni, mutageni e sostanze tossiche presenti nell'acqua, aria, suolo, cibo, sia con le conseguenze della sistematica e accanita distruzione del nostro habitat”.
Il Porco d’Oro sbarca a Rovereto !!!
Rullo compressore Bortoli, Fiscaletti solo secondo, terzo posto per la matricola Enrico Selmi
Soliera (Modena) – La storica e super ambita gara del Porco d’Oro, giunta ormai alla terza edizione, proclama vincitore il salame di Luca Bortoli, concorrente ormai conosciuto in tutta
Un sogno lungo e durato ormai 3 anni, quello del concorrente roveretano, che finalmente porta a casa il trofeo sacro mettendo a tacere in modo netto una platea di semiseri giudici che negli anni passati si sono fatti conoscere per strane discriminazioni (vedi il salame al “finocchio”) e verdetti un po’ troppo frettolosi.
Questa volta invece il risultato è stato così chiaro e insindacabile prima e dopo la gara che Luca può dormire sogni tranquilli, con un porco d’oro che gli farà compagnia a letto almeno per un anno intero.
Il regolamento – Tante novità alla terza edizione della rassegna gastronomica, infatti partecipano ben 11 concorrenti, alcuni dei quali novizi e smaniosi di cominciare il doppio giro di assaggi, ancora ignari di ciò che andranno incontro. Visto il record di iscritti e l’apertura storica anche alle donne in qualità di giudici (con i computer!!!) e preparatrici, la gara è stata organizzata nella saletta ricreativa del circolo solierese, giusto per dare quel tocco di qualità e visibilità ad un concorso che ormai non conosce più limiti. Non potevano mancare i padri del concorso, ovvero la band formata dai fratelli Panini, il Dr Pietro Bellelli da Salvaterra, Mr Baschirotto (per la cronaca la gara del salame più lungo non vale la pena farla). L’arbitro gentiluomo Sig. Daniele Fiscaletti nonché vincitore della passata edizione entra e lascia intendere che anche quest’anno la sfida sarà a senso unico come sempre, porgendo con umiltà e sportività un foglietto con scritto: “Fisca non cambia la musica..”. Infine ecco lo straniero, Dr Luca Bortoli da Rovereto, che con estrema silenziosità e signorilità appoggia con delicatezza sul tavolo la sua opera divina.
In tutto si contano ben 11 salami…, assegnati con un preciso numero a sorte ed ecco iniziare le prime che il buon Fiscaletti continua le sue avvisaglie di sfida mostrando il suo salame, quello n. 10, precisando: “Gli ultimi saranno i primi…”.
Partecipanti divisi in due gropponi da 6 e da cinque, pronti per la fatidica assaggiata doppia che mai come quest’anno si preannuncia lunga e indigesta. Poi arriva il turno del taglio delle fette, ben tagliate a regola d’arte e pelate con fare disinvolto dai nostri partecipanti che qualche minuto prima si sono sicuramente lavati le mani con tanta acqua e sapone.
Pronti gli 11 piatti con all’interno 2 fette per ciascun concorrente (in tutto 22 fette a piatto) inizia la grande sfida con il momento del voto ad alzata di mano ed in silenzio, con i partecipanti che qualche secondo prima si sono bendati a conferma della serietà e della fedeltà di un regolamento che ogni anno che viene assume la lunghezza di una costituzione che neanche quella italiana è così precisa.
In una superficie nonostante tutto abbastanza contenuta, ospitante all’incirca una quindicina di personaggi che giorno più giorno meno chissà da quanto tempo non si lavavano, sommato l’odorino di 11 varietà di fettine di salame ben tagliate, bhè, immaginate voi che aria tirava dentro…Si parte!!!
La gara – Partono i primi assaggi di salame, le mani iniziano a ungersi, le facce dei bendati lasciamole giudicare alle foto in archivio, mandibole che iniziano a suonare a ritmi cadenzati ed intervallati da sgranocchiate di crostini e sorseggiate di litri di acqua da due soldi.
Poi le mani si sollevano, ecco il secondo giro, quello dei voti, alti e bassi, iniziano i primi distacchi, già 2-3 salami prendono il sopravvento, altri rimangono in scia, ed ecco la pecora nera, un salame che a palato di tutti è così tanto disgustoso e puzzolente che raccoglie l’unanimità di tutti. Di chi sarà…?
I partecipanti ormai non ne possono più, chiedono una pausa, ma il regolamento non prevede eccezioni, tutte le fette vanno mangiate tutte, senza alcuna discriminazione…e così è stato. Al termine della prima passata ecco i concorrenti che si tolgono le bende, dai loro occhi traspare una sofferenza lasciata ormai alle spalle,
la luce sembra una boccata d’ossigeno, i loro palati possono ricominciare a vivere ma nei loro stomaci si prevede una lunga e problematica digestione.
Così è stato anche per il secondo groppone, file di mani che si alzano e si abbassano come fossero una schiera di imbecilli, pezzi di salame mandati giù con caparbietà ed impegno, il regolamento non fa sconti. Più o meno i salami ricevono votazioni abbastanza coerenti, i salami votati con successo nel primo turno ottengono lo stesso favore anche nella seconda tornata ed iniziano a creare i primi veri distacchi, così per i peggiori, con il solito salame disgustoso che riceve bestemmie ed imprecazioni anche dagli ultimi votanti. Ma di chi sarà ???
L’esito – Arriva finalmente il momento più atteso, quello lungo un anno, quello tanto aspettato e che ha impegnato tutti i concorrenti alla ricerca della verga più competitiva. Il computer ha già calcolato tutto e sa chi sarà il vincitore in questa terza edizione del Porco d’Oro, il silenzio regna in aula, nemmeno negli spogliatoi di Mia Nonna c’era tanta tensione prima di una gara decisiva.
C’è chi fa gli scongiuri di rito, toccandosi, pensando al Modena, alla figa, o semplicemente chi guarda con occhi dolci quel tanto ambito Porco d’Oro e rispondendogli: “Eh caro mio, anche quest’anno rimarrai a casetta mia…”.
La lunga escalation dal basso proclama ultimo e quindi salame di legno quello di Bellelli, che per una volta che fa le cose fatte per bene, si lascia “infinocchiare” dalla trattoria Secchia pensando di aver preparato il colpo in canna. Magari non è stato preciso fino in fondo, così invece di farsi dare un salame di quest’anno,
La classifica continua, dal 10° al 6° si contano gente tra i quali Andrea Panini, Riccardo Benatti che mai, nonostante si candidano ogni anno per vincere, hanno ricevuto i favori della platea, insomma se non siete buoni a portare dei salami buoni statevene a casa…salami!
Un giudizio a parte merita il buon Baschi, che dopo il primo anno, salito alla ribalta con il suo salame, ottimo per l’amor di Dio ma graziato da una giuria ancora antica e non aperta ai nuovi gusti moderni tra i quali quello al Finocchio, negli ultimi tempi sta un po’ deludendo le aspettative e i palati dei più fini. Un imbocca al lupo per il prossimo anno, vecchio lupo di campagna!
Attenzione, ne rimangono tre: Fiscaletti, Bortoli e…, ne vincerà solo uno…Fiscaletti gongola già la testa, gli altri due non parlano e per loro è già un successo essere sul podio tra 11 sfidanti. Terzo è Enrico Selmi, ed attenzione ancora, rimangono Fiscaletti e Bortoli, la sfida infinita, come Roma-Inter, come Manchester-Chelsea. Il resto dell’aula inizia a mugugnare verso uno dei due finalisti, il tifo è alle stelle, il computer conferma che…vince
Urli di gioia, il vincitore è incredulo, la gente corre a toccare il nuovo Porco d’Oro, lo innalza alla città di Soliera! Per Fiscaletti un altro secondo posto dopo il primo anno, ma dove va??? Vuole suicidarsi!! Vuole buttarsi dal balcone ma non lo trova, torna indietro e con incredibile sportività cede il trofeo al nuovo vincitore! Il Porco d’Oro rimarrà a Rovereto per 1 anno!!!!
Le interviste –
Fiscaletti: “Arrivato fin lì speravo di vincere ma quest’anno devo ammettere per una volta che sono stato battuto da un salame migliore del mio, dopotutto quando non ci sono finocchi di mezzo la sfida sembra essere davvero a senso unico.
Bortoli: “Dopo tanti sforzi, notti passate a trovare il giusto mix di bontà, sono riuscito finalmente ad ottenere quello che meritavo, dopotutto come tutti sanno, le passate edizioni sono state per me sempre una dura delusione, prima tra discriminazioni ingiustificate poi per votazioni un po’ troppo veloci. Dedico questa vittoria a tutti quelli che hanno creduto nel mio salame, e che continuano a chiedermi sempre un assaggio perché non riescono più a farne a meno!”.
È il petrolio bianco il vero miracolo del capitalismo moderno.
Intervento di Robert Kennedy del 18 marzo 1968 (40 anni fa).
Tre mesi dopo morì sparato
Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.
Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.
..non andartene!
Laurearsi è una figata. E’ un arrivo sudato ai Campi Elisi con la maglia Gialla addosso: una gioia immensa. La tua gente che ti applaude, la testa che ritorna ai Pirenei.. la fatica della scalata e il dolore sopportato a denti stretti sono sublimati nel tripudio di colori, festa.
Kierkegaard, fu una sorta di precursore dell’esistenzialismo novecentesco. Parlava della scelta come di un salto. Prima o poi si finisce con l’atterrare ma c’è sempre lo sgomento del vuoto, della mancanza della terra sotto i piedi. La scelta porta con sé un senso di angoscia. Scegliere vuol dire andare avanti e non potere più scegliere, perché hai già scelto. Non hai scelta. Mi viene in mente il Sabato del villaggio… segue
“Dell’artigian, che riede a tarda notte, dopo i sollazzi, al suo povero ostello; e fieramente mi si stringe il core, a pensar come tutto al mondo passa, e quasi orma non lascia. Ecco è fuggito il dì festivo, ed al festivo il giorno volgar succede, e se ne porta il tempo ogni umano accidente.”
Chissà se dei nostri sogni c’è rimasta “orma”. O per cosa abbiamo vagheggiato.. Può essere tutto andato perduto? Lo sguardo stupito ha lasciato il posto alla disillusione. La rabbia alla normalità. Non sono più capace di combattere.. Penso a Nietzche, all’uomo che torna Bambino. Alla poetica di Pascoli. alla Religione delle Illusioni di Foscolo. E’ tutto chiaro. Li studi, li capisci ma non li vivi. Non ancora. Soltanto adesso ti sporcano il vestito e la sottoveste. Ti entrano nella carne e ti fanno soffrire quanto hanno sofferto loro.
E’ finito il tempo dove ti svegli e vuoi essere… dove un colpo non faceva così male perché il molto che valevi gliel’avresti dimostrato… epporcaputtana!! dove ogni battaglia era vinta comunque, soltanto per il gusto di averci provato. Soltanto perchè si erano accorti che c’eri anche tu.
Quante Balle!
“E questa domenica in Settembre se ne sta lentamente per finire come le tante via, distrattamente, a cercare di fare o di capire. Forse lo stan pensando anche gli amici, gli andati, i rassegnati, i soddisfatti, giocando a dire che si era più felici, pensando a chi s' è perso o no a quei party...”
Cosa sarà di noi?
Riflessioni sul “fenomeno Grillo” ad uso e consumo degli amici della Margherita (e di chi le legge)
L’otto settembre in Piazza Maggiore a Bologna è successa una cosa che non era mai successa. Circa centomila persone che abitualmente si incontrano in Internet per discutere di energia, politica, giustizia, mafia, industria si sono incontrate per ascoltare esperti del settore e per firmare una proposta di legge in tre punti:
-“dopo due legislature non si può essere rieletti”. Il politico di professione finisce con il perdere il contatto con i propri cittadini e rischia di operare in funzione di una rielezione.
-“reintroduzione delle preferenze nella scelta del proprio rappresentante in Parlamento”. I partiti devono essere l’ambiente dove si fa politica e non dove si decide chi fa politica.
La cosa che non ha precedenti è che tutte queste persone si sono date appuntamento con Internet, che ad averle portate in piazza non è stato né un partito né un’organizzazione sindacale, che l’evento non si configurava come una protesta di un gruppo di cittadini contro una legge del Governo. E poi l’età dei presenti. Ci si chiedeva dove fossero i giovani? Eccoli lì. L’indomani ne hanno parlato tutti. E qui vengo alle riflessioni. Si è parlato di qualunquismo e di antipolitica. Si fa politica quando si parla della gestione della cosa pubblica e l’otto settembre questo è stato fatto: c’erano avvocati sul palco, ingegneri, architetti, giornalisti, persone che combattono la mafia, docenti di economia all’Università. L’evento ha mobilitato giovani volontari che per sei ore sono stati ai banchetti a far firmare le persone; la gente è rimasta anche quaranta minuti in fila e ha atteso con pazienza. L’azione è stata fortemente propositiva e diretta, priva di ogni fumosa velleità qualunquista. Nel messaggio del comico genovese, il tema dominante è quella “questione morale” timidamente invocata da Parisi in un assolato giorno d’Estate. E’presente in ogni sua critica e proposta. Ed è questa voglia di riportare decenza e moralità in una politica diventata poco credibile agli occhi di molti, che ha spinto tanti giovani a mobilitarsi. Ho appena sentito Prodi dire: “è comodo criticare, ma fare democrazia significa decidere”. Grillo non deve decidere proprio niente, il ruolo sociale che si è ritagliato è quello di stimolare la riflessione, fare informazione, mettere in contatto le persone tra loro per favorire lo scambio delle idee. Trattare argomenti snobbati dai mass media e dalla politica, ma vicini alla gente. Il suo blog con tutto lo staff di esperti di cui si circonda rappresenta e continuerà a rappresentare una sorta di controllore, di vigile, di pungolo per una democrazia rappresentativa da tempo malata. Le considerazioni fin qui fatte credo che riguardino da vicino anche quello che si configurerà come il principale partito dell’arco costituzionale. Chi legge Grillo è sicuramente un potenziale elettore del nascente Partito Democratico. Nell’ultima campagna elettorale abbiamo avuto il piacere di ascoltare un discorso di grande respiro dell’onorevole Castagnetti sullo “svilimento e sfibramento delle istituzioni” che cinque anni di Governo Berlusconi avevano prodotto. Il popolo di Centrosinistra si attendeva un cambio di passo, una rottura forte con il passato. La forte disillusione si è avuta già con l’estensione dell’indulto ai reati finanziari e contro la pubblica amministrazione. E’ proseguita con il disegno di legge sulle intercettazioni ed è culminata con una Finanziaria pesante proprio mentre usciva “La casta”, il successo editoriale di Stella e Rizzo. Quel libro era lì a dirci che se ti comporti così non puoi pretendere “lacrime e sangue” dai tuoi elettori.
“Quando il paziente ha la febbre, la colpa non è del termometro” ha detto Bersani in un’intervista. Per curare questo paziente malato occorre non nascondere la testa sotto la sabbia; occorre raccogliere la sfida costruttiva che i trecentomila ragazzi firmatari della proposta di legge hanno lanciato. Il Partito Democratico trova sulla propria strada la possibilità di far proprie le istanze di questi giovani animati dalla passione per una politica migliore. La sua credibilità e il suo consenso passeranno attraverso l’attenzione che saprà prestare alle giuste aspirazioni di giustizia e pulizia morale di tante persone.
Il V-day
CARO MINISTRO..... CHE BELLA GIORNATA!
Effetto serra/3
Siamo probabilmente di fronte alla vera ragione per cui questo sistema economico fondato sulla sfrenatezza dei consumi, fallirà. I precedenti meccanismi si erano scontrati con gli strati della società che avevano finito per sottomettere: gli scontenti insorgevano e si costituiva un nuovo assetto. Il cambiamento lasciava morti sulla strada. Morti generalmente provocati da guerre o moti insurrezionali. Nel diciottesimo secolo sono arrivate la scienza e la tecnica e hanno promesso benessere per tutti. Come se improvvisamente qualcuno avesse aperto un armadio pieno di dolci davanti a due fratelli che litigavano per una caramella. Se non si è arrivati al benessere per tutti è stato soltanto perché qualcuno era più vicino all’armadio. Ma questo esula dall’argomento. Ciò che è sfuggito è il limite superiore che possiede
Un singolo individuo cosa può fare? Niente. Il cambiamento che un solo individuo può introdurre nel clima mondiale è nullo. Se ipoteticamente tutto il pianeta fosse abitato da un solo uomo, e questo uomo spendesse tutta la sua vita ad appiccare incendi, non si avrebbero variazioni climatiche percepibili. Chiarito questo, mi sento di suddividere in due grandi categorie i comportamenti che inducono l’uomo a produrre gas serra:
_i comportamenti senza i quali l’uomo è tagliato fuori dalla società.
_i comportamenti legati ad un benessere capriccioso.
Nella prima categoria inserirei quelle azioni dalle quali un individuo occidentale qualunque non può più sfuggire. Un bambino sale sul Blu Tornado a Gardaland; dopo che le protezioni si sono abbassate non può più scendere. Dovrà sottostare al volere della giostra. L’automobile, il riscaldamento, l’illuminazione elettrica, l’acqua per la pulizia personale sono necessità di prima categoria. Vediamo cosa si può inserire nella seconda categoria: l’aria condizionata, la piscina, l’auto di cilindrata elevata. Certo. La casa enorme, il guardaroba enorme e l’enorme uso della macchina (non auto, macchina; macchina è la lavastoviglie la lavatrice il computer e, ovvio, l’auto). E qui ci siamo dentro un po’ tutti. Accade spesso che alla seconda categoria appartenga il nostro vicino. Vi ricordate quello che parlava della pagliuzza e della trave? L’aveva notato già 2000 anni fa che il delinquente è sempre il nostro vicino, o come lo chiamava, il “prossimo”. Dicevo, al clima non servirà abolire i comportamenti di seconda categoria, almeno finchè è solo il mondo occidentale a poterseli permettere. E’ una questione morale più che altro; di guardarsi dentro senza farsi troppo schifo. Ammetto che non è poco. Altra storia sarebbe se tutto il mondo potesse permettersi i capricci. Appunto, altra storia; saremmo già estinti perché significherebbe che tutto il mondo potrebbe adottare i comportamenti primari. Vi immaginate 7 miliardi di persone che hanno il riscaldamento la luce l’acqua l’automobile?E qui arrivo alla conclusione. Conclusione dell’articolo e conclusione delle mie riflessioni. Il problema dell’effetto serra è più grosso dell’uomo. Riguarda tutti gli uomini e non è legato come i casini di una volta a questa o quella forma di governo o classe sociale o zona geografica. Le strade sono due. (come in ogni cosa della vita ci si trova di fronte ad un bivio). Cambiare totalmente modo di concepire l’economia e il governo della cosa pubblica. Oppure fottersene, e cercare di salvarsi da soli. Gli animali quando capita una sfiga sono sempre i primi ad accorgersene. Prima del terremoto i cani abbaiano. Sarà perché sono più vicini alla Natura. Ebbene gli animali stanno andando verso nord. Questo capita a molte specie. Evidentemente non alle zanzare, che non se ne vanno mai. Gli animali ci stanno dicendo che per salvarsi bisogna mettere da parte un po’ di soldi e comprare casa in montagna. O in Scandinavia. Questa è la soluzione che definirei “tappabuchi” e che mancando l’altra rimane l’unica. Chiarirò cosa intendo per “cambiare totalmente modo di concepire l’economia e il governo della cosa pubblica” in altri post.
Effetto serra/2
Per i processi industriali serve acqua.
E le metallurgie di alluminio e titanio, per la loro complessità, richiedono ancor più energia.
Effetto serra/1
Come avviene per tanti altri argomenti, molti ne parlano ma pochi sanno quello che dicono. L’effetto serra è un fenomeno positivo. Senza effetto serra la temperatura media sulla Terra sarebbe di
Senza gas serra la temperature sulla Terra impedirebbe questo particolare tipo di realtà biologica, così come si è sviluppato e come lo viviamo. L’anidride carbonica, negli ultimi 250 anni, è passata da 250 ppm a circa 380 ppm. Ppm significa parti per milione: ogni milione di molecole d’aria, 380 sono molecole di anidride carbonica. L’incremento più significativo si è registrato negli ultimi 50 anni. L’effetto serra ha prodotto una crescita della temperatura media globale di
SECOND OR FIRST LIFE?
LA DIMENSIONE REALE DELL'ESSERE
STORIA DEL GENERE UMANO/2
A.B.
STORIA DEL GENERE UMANO/1
PARADOSSI ITALIANI
AMICUS PLATO SED MAGIS AMICA VERITAS
Il romanzo nel suo complesso ricalca lo stridore metallico che genera il contatto tra l’individuo geniale, e la prosaicità del mondo che lo circonda. Una forte incompatibilità resa con le unghia dell’ironia su una tavoletta di plastilina: la componente del sarcasmo graffiante, decisiva nell’effetto di incisività che Baricco vuole imprimere alla propria argomentazione, lascia contuso il lettore fino alle midolla, lo scuote. E’ soprattutto in alcuni capitoli che l’ironia si fa amara denuncia dei meccanismi mediocri che regolano la civiltà urbana. Alcune pagine diventano la triste parodia degli ambienti mass-mediatici, che l’autore, attento osservatore, si diverte a ritrarre con la bocca sporca di bile sulla quale affiora un sorriso di compatimento. E i personaggi di quei siparietti sono talmente veri da sembrare dejavù. Il direttore commerciale della CRB, il classico bambino divenuto adulto all’anagrafe quasi per magia, “un uomo tranquillo che aveva una sola passione: i trenini elettrici”; una persona di così basso spessore da ideare un sondaggio per decidere se far morire o no un personaggio dei fumetti. La giornalista che intende fare un servizio su Gould, icona dei mercanti di sentimenti del piccolo schermo, con i suoi toni lacrimevoli e patetici e i suoi sguardi accondiscendenti e compiacenti, frutto di anni di esercizi allo specchio. Il fiore all’occhiello dei personaggi che incarnano la mediocrità è senz’altro Vack Montorsi. Il conduttore dello special del Venerdì sera passa in rassegna il filmato della giornalista cerca-scoop, la quale, vedendo insoddisfatto il proprio superiore gli dichiara che “c’è uno che piange”. Questo, senza preoccuparsi dell’intervista ma utilizzando come unico parametro per l’idoneità alla messa in onda la quantità di lacrime versate, liquida la pellicola con un “tutto qui?”; e la storia di un genio viene sostituita con uno special su quattro gemelli inglesi che si erano scambiati l’identità. La polemica verso il mondo dello show business è feroce: Baricco denuncia la logica dei sentimenti a telecomando che domina il piccolo schermo, l’ottica dell’audience ad ogni costo, che porta a storpiare certe verità in nome della bizzarria, della stranezza, della novità accalappia-pubblico. Il fruitore del prodotto televisivo anela spasmodicamente al colpo di scena nella misura in cui avverte la propria frustrazione nel milieu urbano; la tendenza all’omologazione, alla piattezza, all’ordine e alla regola inibisce le naturali pulsioni e l’individuo è indotto a cercare nella televisione una fuga dal gretto presente per approdare in un mondo dove trovano soddisfazione i principali bisogni. Divertente anche la scena nella paninoteca, dove comprare due cheeseburger, due succhi di arancia e una torta sembra un’impresa. Dietro ogni scelta si nasconde l’ Offerta Promozionale irrinunciabile, quella che se la rifiuti sei un cretino, perché loro l’hanno fatta apposta per te. E’ un orizzonte di trovate pubblicitarie, di concorsi a premi, estrazioni fortunate. Tutto è semplice meccanico inquadrato, non si mangia del cibo ma delle mere “combinazioni” numerate progressivamente. L’individualità è inibita, l’eccezionalità camuffata da azioni stagnanti, fissili, marmoree, ridotte ai minimi termini per non affaticare il cervello. Ogni aspetto asseconda la logica consumistica, e non puoi privarti del piacere di possedere di più allo stesso prezzo. Ogni angolo del locale è felicità sintetica, chimica, un Eden di lucine, clown, quiz, colori e musica. Sono pillole di felicità stroboscopica, che il palato raffinato del cretino medio gradisce: ha bisogno di essere bombardato di sensazioni, in un culto estetizzante della novità ad ogni costo. A ben guardare l’intero romanzo procede per strutture binarie: da quella principale Gould-City determina lo scheletro dell’opera, agli incastri secondari Gould-Shatzy, Diesel-Poomerang, trama Western - trama Boxe, e gli episodi paninoteca - ristorante cinese. L’episodio avvenuto in un ristorante cinese in occasione del quattordicesimo compleanno di Gould è quindi il secondo tassello dell’incastro binario che ha come sfondo un luogo di pubblica ristorazione. Baricco intende ritrarre gli stridori che si covano in seno alla famiglia borghese, le ipocrisie generate dall’insicurezza, dal timore del fallimento. Il padre di Melania è una persona fragile che ha ricevuto un rigido indottrinamento e che ora vede nella figlia la possibilità di una ritorsione ai modi aspri dei propri genitori. Si erge a pater familias tutto d’un pezzo, ma la sua autorità è destinata a sbriciolarsi urtando contro il buon senso della moglie. Il realismo materialista sfocia in bieco pessimismo verso l’istituzione famigliare, nucleo sociale dove trovano sfogo le più bestiali pulsioni dell’uomo. Le frustrazioni del singolo vengono scaricate sull’individuo più debole, e l’educazione dei figli si trasforma in uno sterile esercizio di autorità, nella dimostrazione di potenza: le conseguenze immediate sono il rancore, il risentimento, le tensioni. Prima di tutto ciò “City”è però il romanzo di Gould: i filoni narrativi secondari si dipanano dalla sua figura, dal suo ruolo all’interno dell’opera; gli stessi Shatzy Shell, Taltomar e Mondrian Kilroy appartengono a quel sistema di personaggi che una felice perifrasi pirandelliana definirebbe “i forestieri della vita”. Ognuno di essi ha un escapement psicologico dalla City e dal suo mondo. E’ istintivo il bisogno di oltranza, di evasione per cercare un contatto più autentico e sobrio con l’Anima del mondo. Questi personaggi hanno un canale cognitivo privilegiato in cui la realtà parallela, nella sua camaleontica mutevolezza, affiora ad intermittenza dalle feritoie della bieca materialità. La città diviene per loro una “foresta di simboli” in cui