... per non scadere nella mediocrità.

08 luglio 2006

Guccini, Sartre dei giorni nostri...
Non starò più a cercare parole che non trovo
per dirti cose vecchie con il vestito nuovo,
per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro
e partorire il topo vivendo sui ricordi,
giocando coi miei giorni, col tempo.
O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti,
o che per le mie navi son quasi chiusi i porti,
io parlo sempre tanto ma non ho ancora fedi,
non voglio menar vanto di me o della mia vita,
costretta come dita dei piedi.
Queste cose le sai, perché siam tutti uguali,
e moriamo ogni giorno dei medesimi mali,
perché siam tutti soli ed è nostro destino
tentare goffi voli d'azione o di parola,
volando come vola il tacchino.
Non posso farci niente e tu puoi fare meno,
sono vecchio d'orgoglio, mi commuove il tuo seno,
e di questa parola io quasi mi vergogno ma c'è una vita sola:
non ne sprechiamo niente in tributi alla gente o al sogno.
Le sere sono uguali ma ogni sera è diversa
e quasi non ti accorgi dell'energia dispersa a ricercare i visi
che ti han dimenticato vestendo abiti lisi
buoni ad ogni evenienza,
inseguendo la scienza
o il peccato.
Tutto questo lo sai e sai dove comincia la grazia
o il tedio a morte del vivere in provincia,
perché siam tutti uguali:
siamo cattivi, buoni, e abbiam gli stessi mali:
siamo vigliacchi e fieri, saggi, falsi, sinceri, coglioni.
Ma dove te ne andrai? Ma dove sei già andata?
Ti dono, se vorrai, questa noia già usata:
tienila in mia memoria, ma non è un capitale,
ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto,
che la noia di un altro, non vale.
D'altra parte, lo vedi:
scrivo ancora canzoni e pago la mia casa, pago le mie illusioni,
fingo d'aver capito che vivere è
incontrarsi, aver sonno, appetito, far dei figli,
mangiare, bere, leggere, amare, grattarsi.