... per non scadere nella mediocrità.

26 marzo 2007

SECOND OR FIRST LIFE?

sono rimasta colpita in un modo che non so qualificare perchè prima di tutto mi ha proprio colpita, investita, tramortita, dal fenomeno che sta rivoluzionando la rete, SECOND LIFE. per chi non conoscesse si tratta di un sito in cui basta costruirsi un corpo, una personalità e voilà ti ritrovi a passaggiare, a vivere, in un mondo virtuale, parallelo. e non sto parlando di un mondo chiaramente virtuale (e con questo intendo un mondo nel quale la nostra percezione della realtà rimane comunque la padrona di noi stessi) ma un mondo in cui tutto è trasportato persino le istituzioni, le aziende. ovviamente devi avere a disposizione un gruzzoletto, prontamente addebitato sulla tua carta di credito (quella vera!), per acquistare casa e dunque, vivere. la gabetti possiede un ufficio, così come il nuovo nato del turismo italiano, il sito italia.it e il nuovo nato di bill gates, windows vista. c'è tutto. ma proprio tutto. e c'è anche il business dato che nuove categorie di immobiliaristi stanno accumulando fortune nel comprare e vendere isole, atolli, appezzamenti di terreno. ripeto: sono soldi veri quelli che girano. il punto è proprio questo. nella nostra misera vita la maggior parte del tempo è destinata alla gestione delle nostre risorse finanziarie, ma se dunque queste vengono proiettate in una vita virtuale in cui possiamo decidere completamente di noi stessi, non corriamo il rischio di preferirla? niente è abbandonato al caso, siamo padroni del nostro destino e soprattutto...immaginate di soffiarvi nel pugno chiuso che disvela il segreto...non c'è più la morte. sparita. non c'è più il dolore. io sono molto preoccupata. nell realtà, quella che ognuno di noi, ORA, riconosce come realtà, il nostro corpo è il mezzo per viverci la vita ma se supponessimo per un secondo che sia il mondo di second life la vita da vivere, il nostro corpo manterrebbe la sua funzione di mezzo ma anche la realtà d'oggi lo diventerebbe. il confine è sottile e abbagliante. io ho fiducia nel corpo, nelle emozioni e nel dolore. ma purtroppo non tutti amano la vita come me. mi ritengo fortunata ma sono consapevole che a qualcuno la sua first life non piaccia troppo.

16 marzo 2007

LA DIMENSIONE REALE DELL'ESSERE

a volte succedono cose incredibilmente pesanti che ti entrano dentro sfondandoti lo sterno e ti lasciano a bocca aperta per cercare di far uscire lo sgomento e il dolore. a volte capitano cose incredibilmente banali che ti fanno buttare fuori residui che non credevi nemmeno più d'avere. ma in entrambi i casi sto parlando di quelle cose che sono incredibili proprio perchè il giorno dopo ti senti come se nemmeno ti avessero sfiorato. in tutto questo, dov'è la vera dimensione della realtà? e se c'è come si fa a vederla? o forse ci sono tante realtà, una per ogni umore e la verità risiede nella molteplicità? in questo dilemma nuotano soprattutto le donne e che sia dannato colui che le liquida come una mera questione ormonale. dato che siamo daccordo tutti nell'asserire che la questione è insolvibile, possiamo interrogarci sul perchè esiste questa molteplicità. oppure in base a cosa facciamo una scelta perchè se di fatto il giorno dopo ci sentiamo "normali" dimostriamo d'aver scelto la realtà che di solito si palesa ai nostri occhi. credo che sia un cocktail tremendo e insieme meraviglioso di frustrazione, bisogni inconsci e voglia di novità. spesso queste realtà o le fabbrichiamo noi stessi oppure ce le fabbricano gli altri apposta per noi. anche in questa dimensione artigianale si nasconde una scelta, ma una scelta inconscia dettata da bisogni insoddisfatti e paure. in autunno le giornate nere si intensificano per l'ansia del sonno della vita come in primavera quelle luminose incrementano la voglia di rinnovamento, la necessità di revisione e verifica. ma dubito che le stagioni possano costituire uan soluzione al nostro problema. credo che in fondo, ma proprio in fondo, sperando di non far arrabbiare nessuno (filosofo è chi il filosofo fa. e non è il mio caso. purtroppo) , ci sia una predisposizione biologica all'errore e alla risoluzione dell'errore ma nello stato attuale un gran, fottutissimo, relativismo storico. tutto gira, qualche volte si ferma, quando si ferma è incomprensibile ed ecco che per adattamento cominciamo a girare anche noi. costruendoci realtà dolorose il più delle volte, cercando conferme dal niente, risposte a domande che nemmeno ci siamo posti. se ci imponessimo di inginocchiarci per terra per essere sicuri di restarne ancorati, se potessimo indossare gli occhiali del disincanto e delle priorità per proteggerci dal mare pieno di nonsense, forse ci sarebbe una sola realtà. certo tantissime. ma una per ognuno di noi. e invece domani rileggero questo pezzo e mi sembrerà un infinito mare di cazzate. buonanotte. oggi è stata una giornata degna di un'opera di beckett.