... per non scadere nella mediocrità.

24 novembre 2010

Life in technicolor
ovvero perché Rodney Smith ha capito esattamente il significato della fotografia in bianco e nero.

Da sempre, la fotografia porta con sé una falsa pretesa di realtà per la sua dovizia di dettagli, ma cosa succede quando diventa una verità senza colori? Che si crea un paradosso, forse un inganno o forse semplicemente qualcosa che di reale ha solo delle forme precise e soprattutto note. La fotografia in bianco e nero è una mezza verità perché è lirica. Si presenta alla stregua di una poesia davanti ad un racconto, è una narrazione per sottrazione. Una sottrazione che mentre toglie obbliga ad aggiungere. Ed ecco che lascia spazio all'immaginazione, le fornisce le linee guida per la costruzione di un oltre-mondo che è anche un non-mondo. E' forse con la fotografia in bianco e nero che la fotografia riesce a togliersi dalle spalle quel legame di cieca fedeltà al reale che erroneamente l'accompagna da quando è nata. In particolare Rodney Smith coglie nel segno. La sua è fotografia surreale. E ovviamente quella meglio riuscita è in bianco e nero. Toglie il fiato, tira gli angoli della bocca, fa irrimediabilmente pensare alle donne a cassetti, ai baffetti di Dalì, a Man Ray e intanto obbliga a costruire un quasi-mondo, qualcosa che ha le forme del reale ma ne è fortunatamente lontano. Studente di Walker Evans, ora si dice lavori a New York ed è certo, il suo nuovo libro, The End, costa settecentocinquantadollari ai quali vanno ne vanno aggiunti 60 per far arrivare una delle 1000 copie in Europa. Un'esorbitante meraviglia. Gli scatti a colori sono pochi e sono solo belli, lo stupore risiede altrove, dove manca il colore. E con lui la cieca fedeltà al reale.

L'unica forma di bugia al di sopra di ogni rimprovero è quella detta per il solo piacere di dirla.
Oscar Wilde

15 settembre 2009

Il Lara pensiero su Le cose dell'Amore

Prendo a prestito il titolo di un bellissimo libro di Galimberti per scrivere questo post dedicato agli autori più che ai lettori di questo blog dato che gli ultimi, a ragione, saranno spariti, stanchi di vedere il solito post per mesi, ai primi perchè tanto si è parlato in questo anno di Cose dell'Amore, come fosse cosa arcana e stupenda (questo è un altro titolo preso a prestito) e come fosse da capire per farla. Ecco, io stasera (e mi soffermo su questo aspetto temporale e temporaneo perchè come voi sapete domani potrebbe già essere diverso) credo che l'Amore non abbia niente di romantico ma che sia, al contrario, la cosa più naturale e quasi fisiologica che ad un uomo possa accadere. Amore sopraggiunge quando cadute le barriere della propria individualità, il nostro orizzonte arriva a contemplare e fondersi in un altro, come se il mio orizzonte giallo fondendosi con quello blu del mio compagno diventasse verde. Si diventa qualcos'altro da sè stessi ed è come una gentile e felice concessione. Cadono le difese e ci si fa altro. Ecco perchè si ama quando si sente la necessità di sapere come è organizzata la giornata dell'altro, quando si riesce a dormire con l'altro, quando si tratta con cura l'altro. Perchè non è nient'altro che noi stessi, un noi amplificato, allungato, ingrassato, un noi che è indispensabile per vivere questa vita. E sta qui la normalità, la fisiologicità dell'Amore: è un'arma indispensabile per affrontare la parte più dura del percorso. Cadute le barriere, è impossibile esercitare egoismo nell'Amore: saremmo egoisti verso noi stessi. Fallacia. E' impensabile credere che si possa fare a meno di sapere come si muove l'altro dentro le sue giornate perchè impazziremmo se non sapessimo cosa dobbiamo fare la mattina appena svegli. In tutto questo Amore non c'è, semplicemente non c'è. E, potrebbe non esserci mai. Cadono le barriere se chi sta di fronte merita questa felice resa e chi mi dà fiducia. Il resto è romantico: dolore, desiderio, passione, rabbia, abbandono. Amore abita questi sentimenti quanto un avventore abita una locanda. E' altra cosa e sa tornare, magari ubriaco, a casa.

25 settembre 2008

CHIACCHIERE IN CIABATTE TRA LARA E FISCA

preludio

galeotto fu oceano mare, una citazione di baricco che respira così


Poi non è che la vita vada come tu te la immagini.
Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada.
Così... Io non è che volevo essere felice, questo no.
Volevo... salvarmi, ecco: salvarmi.
Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri.
Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera.
Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male.
E' lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci.
Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.

laraLOU scrive:
vorrei rileggerlo daniele dovresti temere

Fiska scrive:
ce l'ho, ovviamente.

laraLOU scrive:
quando ti vedo devi farmelo leggere

laraLOU scrive:
tienitelo nel portafoglio

Fiska scrive:
tu dici che io sono cambiato? anche tu sei cambiata: un tempo scrivevi tantissimo. perchè non scrivi più?

Fiska scrive:
..non preoccuparti

laraLOU scrive:
perchè è come volerlo fortemente ma aver smarrito il dizionario

laraLOU scrive:
ho perso la chiave per entrarmi

Fiska scrive:
avevi un sacco di idee, eri vulcanica.

Fiska scrive:
..adesso..

laraLOU scrive:
le ho anche ora

laraLOU scrive:
le idee

laraLOU scrive:
non riesco a ascrivere di me

Fiska scrive:
prima eri una macchina

Fiska scrive:
il blog era LO strumento.

Fiska scrive:
sicuramente eri un sacco produttiva.. pensa che quando avevi proposto di fare il giornale ti avevo preso sul serissimo.. avevo scritto anche la recensione,, ti ricordi??

Fiska scrive:
sembra passata una vita

Fiska scrive:
alla fine quello che ho scitto nel post della laurea è verissimo

Fiska scrive:
il tempo passa, e puntare i piedi non serve.

Fiska scrive:
ti porta con lui

Fiska scrive:
eraclito diceva che siamo flusso.. e anche pirandello.

Fiska scrive:
ora li capisco meglio.

laraLOU scrive:
severino ha detto una cosa meravigliosa sabato

laraLOU scrive:
noi siamo il luogo eterno nel quale appare il divenire della terra

Fiska scrive:
un giorno voglio vedere anche te su quel palco..

Fiska scrive:
io se mi si consente la correggerei così: "la Terra è il luogo eterno nel quale appare il divenire dell'Uomo"

Fiska scrive:
sarà scontata, ma siamo di una precarietà infinita

laraLOU scrive:
eh no...è l'esatto contrario!

Fiska scrive:
è la Terra ad essere precaria?

Fiska scrive:
..ma va?

Fiska scrive:
possiamo riparlarne tra 90 anni

Fiska scrive:
meno di un secolo, quando saremo concime da fiori, come dice robin williams ne l'attimo fuggente

laraLOU scrive:
pensaci un attimo meglio

Fiska scrive:
...non cambia+

Fiska scrive:
lui mette se stesso al centro, ma solo perche le telecamere da cui vede il mondo sono attaccate alla sua faccia

Fiska scrive:
a me sembra così insensato dovere lasciare tutto dopo una settantina d'anni

laraLOU scrive:
noi siamo il luogo eterno perchè il nostro sguardo percepisce la bellezza eterna dell'apparire cioè del manifestarsi della terra che altro non è come noi che polvere

laraLOU scrive:
non conta niente la terra e dove andremo a finire

Fiska scrive:
noi percepiamo il manifestarsi della terra, ma non per sempre.

Fiska scrive:
Leopardi diceva che il piacere perfetto è infinito nella durata. noi percepiamo brandelli di piacere e ne restiamo sgomenti

Fiska scrive:
...e siamo continuamente alla ricerca del piacere infinito

laraLOU scrive:
non per sempre ma eternamente perchè senza il nostro sguardo sarebbe solo polvere

Fiska scrive:
..ma "il piacere è figlio d'affanno"

Fiska scrive:
non può nemmeno chiamarsi con questo nome

laraLOU scrive:
stiamo parlando di due cose diverse

laraLOU scrive:
ne riparleremo

Fiska scrive:
vai a letto?

Fiska scrive:
Vedremo soltanto una sfera di fuoco,
più grande del sole, più vasta del mondo;
nemmeno un grido risuonerà e solo il silenzio come un sudario si stenderà
fra il cielo e la terra, per mille secoli almeno,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

Fiska scrive:
E il vento d'estate che viene dal mare
intonerà un canto fra mille rovine,
fra le macerie delle città, fra case e palazzi che lento il tempo sgretolerà,
fra macchine e strade risorgerà il mondo nuovo,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

Fiska scrive:
è lui.. Guccini

Fiska scrive:
noi non ci saremo: quella bellezza possiamo solo sospirarla con l'astrazione della nostra fantasia

laraLOU scrive:
se la respiri ti rendi eterno

laraLOU scrive:
perchè non capisci il concetto di eterno?

laraLOU scrive:
eterno è diverso da infinitamente duraturo

laraLOU scrive:
se tu spezzi la trama della contingenza dal rumore du un calcio alla palla sull'erba..quel suono diventa eterno

laraLOU scrive:
perchè non è fatto di sfregamento, urto, erba e scarpa

laraLOU scrive:
capito?

Fiska scrive:
si ma se tu muori.. muore con te. con la tua testa. che diventa.. boh

laraLOU scrive:
basta quell'attimo

laraLOU scrive:
se quell'attimo non ci fosse nemmeno nella tua testa sarebbe solo un calcio e quindi il divenire della terra sarebbe contingente

laraLOU scrive:
con il nostro sguardo diventa eterno

Fiska scrive:
posso mettere sul blog l'ultima parte di questa conversazione?

28 luglio 2008

“la deliberata spietatezza con la quale la popolazione operaia è stata usata per aumentare la produzione di beni di consumo e dei profitti che ne derivano si è ora estesa su tutta la popolazione del pianeta, coinvolgendone la componente più fragile che sono i bambini, sia con l’esposizione diretta alla pletora di cancerogeni, mutageni e sostanze tossiche presenti nell'acqua, aria, suolo, cibo, sia con le conseguenze della sistematica e accanita distruzione del nostro habitat”.
Queste parole, che concludono un articolo sui rischi attribuibili ad agenti chimici scritto dal professor Lorenzo Tomatis nel 1987, ci sono tornate alla mente come una lucida profezia davanti agli ultimi, recentissimi dati sull’incidenza di cancro nell’infanzia in Italia pubblicati dall’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM: I tumori infantili Rapporto 2008).
Se già i dati pubblicati da Lancet nel 2004, che mostravano un incremento dell’ 1.1% dei tumori infantili negli ultimi 30 anni in Europa, apparivano preoccupanti, quelli che riguardano il nostro paese, riferiti agli anni 1998-2002 ci lasciano sgomenti. I tassi di incidenza per tutti i tumori nel loro complesso sono mediamente aumentati del 2% all’anno, passando da 146.9 nuovi casi all’anno (ogni milione di bambini) nel periodo 1988-92 a ben 176 nuovi malati nel periodo 1998-2002. Ciò significa che in media, nell’ultimo quinquennio, in ogni milione di bambini in Italia ci sono stati 30 nuovi casi in più. La crescita è statisticamente significativa per tutti i gruppi di età e per entrambi i sessi. In particolare tra i bambini sotto l’anno di età l’incremento è addirittura del 3.2% annuo.
Tali tassi di incidenza in Italia sono nettamente più elevati di quelli riscontrati in Germania (141 casi 1987-2004), Francia (138 casi 1990-98), Svizzera (141 casi 1995-2004). Il cambiamento percentuale annuo risulta più alto nel nostro paese che in Europa sia per tutti i tumori (+2% vs 1.1%), che per la maggior parte delle principali tipologie di tumore; addirittura per i linfomi l’incremento è del 4.6% annuo vs un incremento in Europa dello 0.9%, per le leucemie dell’ 1.6% vs un + 0.6% e così via.
Tutto questo mentre si vanno accumulando ricerche che mostrano con sempre maggiore evidenza come sia cruciale il momento dello sviluppo fetale non solo per il rischio di cancro, ma per condizionare quello che sarà lo stato di salute complessivo nella vita adulta.
Come interpretare questi dati e che insegnamento trarne?
Personalmente non ne siamo affatto stupiti e ci saremmo meravigliati del contrario: i tumori nell’ infanzia e gli incidenti sul lavoro, di cui ogni giorno le cronache ci parlano, unitamente alle malattie professionali, ampiamente sottostimate in Italia, sono due facce di una stessa medaglia, ovvero le logiche, inevitabili conseguenze di uno “sviluppo” industriale per gran parte dissennato, radicatosi in un sistema di corruzione e malaffare generalizzato che affligge ormai cronicamente il nostro paese.
Potremmo, sintetizzando, affermare che lo stato di salute di una popolazione è inversamente proporzionale al livello di corruzione e quanto più questo è elevato tanto più le conseguenze si riversano sulle sue componenti più fragili, in primis l’infanzia, come Tomatis già oltre 20 anni fa anticipava.
Le sostanze tossiche e nocive non sono meno pericolose una volta uscite dalle fabbriche o dai luoghi di produzione e la ricerca esasperata del profitto e dello sviluppo industriale – a scapito della qualità di vita -, non può che avere queste tragiche conseguenze."
Dott. Michelangiolo Bolognini Igenista - Pistoia
Dott,ssa Maria Concetta Di Giacomo Medico di Medicina Generale - Padova
Dott. Gianluca Garetti Medico di Medicina Generale - Firenze
Dott. Valerio Gennaro Oncologo-Epidemiologo - Genova
Dott.ssa Patrizia Gentilini Oncologo – Ematologo - Forlì
Dott. Giovanni Ghirga Pediatra - Civitavecchia
Dott. Stefano Gotti Chirurgo - Forlì
Dott. Manrico Guerra Medico di Medicina Generale - Parma
Dott. Ferdinando Laghi Ematologo - Castrovillari
Dott. Antonio Martella Oncologo - Tossicologo Napoli
Dott. Vincenzo Migaleddu Radiologo - Sassari
Dott. Giuseppe Miserotti Medico Medicina Generale - Piacenza
Dott. Ruggero Ridolfi Oncologo-Endocrinologo - Forlì
Dott. Giuseppe Timoncini Pediatra - Forlì
Dott. Roberto Topino Medico del Lavoro - Torino
Dott. Giovanni Vantaggi Medico di Medicina Generale -Gubbio


28 maggio 2008

17 maggio 2008

Il Porco d’Oro sbarca a Rovereto !!!

Rullo compressore Bortoli, Fiscaletti solo secondo, terzo posto per la matricola Enrico Selmi

Soliera (Modena) – La storica e super ambita gara del Porco d’Oro, giunta ormai alla terza edizione, proclama vincitore il salame di Luca Bortoli, concorrente ormai conosciuto in tutta la Bassa come uno dei più raffinati fornitori di salame D.O.C.

Un sogno lungo e durato ormai 3 anni, quello del concorrente roveretano, che finalmente porta a casa il trofeo sacro mettendo a tacere in modo netto una platea di semiseri giudici che negli anni passati si sono fatti conoscere per strane discriminazioni (vedi il salame al “finocchio”) e verdetti un po’ troppo frettolosi.

Questa volta invece il risultato è stato così chiaro e insindacabile prima e dopo la gara che Luca può dormire sogni tranquilli, con un porco d’oro che gli farà compagnia a letto almeno per un anno intero.


Il regolamento – Tante novità alla terza edizione della rassegna gastronomica, infatti partecipano ben 11 concorrenti, alcuni dei quali novizi e smaniosi di cominciare il doppio giro di assaggi, ancora ignari di ciò che andranno incontro. Visto il record di iscritti e l’apertura storica anche alle donne in qualità di giudici (con i computer!!!) e preparatrici, la gara è stata organizzata nella saletta ricreativa del circolo solierese, giusto per dare quel tocco di qualità e visibilità ad un concorso che ormai non conosce più limiti. Non potevano mancare i padri del concorso, ovvero la band formata dai fratelli Panini, il Dr Pietro Bellelli da Salvaterra, Mr Baschirotto (per la cronaca la gara del salame più lungo non vale la pena farla). L’arbitro gentiluomo Sig. Daniele Fiscaletti nonché vincitore della passata edizione entra e lascia intendere che anche quest’anno la sfida sarà a senso unico come sempre, porgendo con umiltà e sportività un foglietto con scritto: “Fisca non cambia la musica..”. Infine ecco lo straniero, Dr Luca Bortoli da Rovereto, che con estrema silenziosità e signorilità appoggia con delicatezza sul tavolo la sua opera divina.

In tutto si contano ben 11 salami…, assegnati con un preciso numero a sorte ed ecco iniziare le prime che il buon Fiscaletti continua le sue avvisaglie di sfida mostrando il suo salame, quello n. 10, precisando: “Gli ultimi saranno i primi…”.

Partecipanti divisi in due gropponi da 6 e da cinque, pronti per la fatidica assaggiata doppia che mai come quest’anno si preannuncia lunga e indigesta. Poi arriva il turno del taglio delle fette, ben tagliate a regola d’arte e pelate con fare disinvolto dai nostri partecipanti che qualche minuto prima si sono sicuramente lavati le mani con tanta acqua e sapone.

Pronti gli 11 piatti con all’interno 2 fette per ciascun concorrente (in tutto 22 fette a piatto) inizia la grande sfida con il momento del voto ad alzata di mano ed in silenzio, con i partecipanti che qualche secondo prima si sono bendati a conferma della serietà e della fedeltà di un regolamento che ogni anno che viene assume la lunghezza di una costituzione che neanche quella italiana è così precisa.

In una superficie nonostante tutto abbastanza contenuta, ospitante all’incirca una quindicina di personaggi che giorno più giorno meno chissà da quanto tempo non si lavavano, sommato l’odorino di 11 varietà di fettine di salame ben tagliate, bhè, immaginate voi che aria tirava dentro…Si parte!!!

La gara – Partono i primi assaggi di salame, le mani iniziano a ungersi, le facce dei bendati lasciamole giudicare alle foto in archivio, mandibole che iniziano a suonare a ritmi cadenzati ed intervallati da sgranocchiate di crostini e sorseggiate di litri di acqua da due soldi.

Poi le mani si sollevano, ecco il secondo giro, quello dei voti, alti e bassi, iniziano i primi distacchi, già 2-3 salami prendono il sopravvento, altri rimangono in scia, ed ecco la pecora nera, un salame che a palato di tutti è così tanto disgustoso e puzzolente che raccoglie l’unanimità di tutti. Di chi sarà…?

I partecipanti ormai non ne possono più, chiedono una pausa, ma il regolamento non prevede eccezioni, tutte le fette vanno mangiate tutte, senza alcuna discriminazione…e così è stato. Al termine della prima passata ecco i concorrenti che si tolgono le bende, dai loro occhi traspare una sofferenza lasciata ormai alle spalle,

la luce sembra una boccata d’ossigeno, i loro palati possono ricominciare a vivere ma nei loro stomaci si prevede una lunga e problematica digestione.

Così è stato anche per il secondo groppone, file di mani che si alzano e si abbassano come fossero una schiera di imbecilli, pezzi di salame mandati giù con caparbietà ed impegno, il regolamento non fa sconti. Più o meno i salami ricevono votazioni abbastanza coerenti, i salami votati con successo nel primo turno ottengono lo stesso favore anche nella seconda tornata ed iniziano a creare i primi veri distacchi, così per i peggiori, con il solito salame disgustoso che riceve bestemmie ed imprecazioni anche dagli ultimi votanti. Ma di chi sarà ???

L’esito – Arriva finalmente il momento più atteso, quello lungo un anno, quello tanto aspettato e che ha impegnato tutti i concorrenti alla ricerca della verga più competitiva. Il computer ha già calcolato tutto e sa chi sarà il vincitore in questa terza edizione del Porco d’Oro, il silenzio regna in aula, nemmeno negli spogliatoi di Mia Nonna c’era tanta tensione prima di una gara decisiva.

C’è chi fa gli scongiuri di rito, toccandosi, pensando al Modena, alla figa, o semplicemente chi guarda con occhi dolci quel tanto ambito Porco d’Oro e rispondendogli: “Eh caro mio, anche quest’anno rimarrai a casetta mia…”.

La lunga escalation dal basso proclama ultimo e quindi salame di legno quello di Bellelli, che per una volta che fa le cose fatte per bene, si lascia “infinocchiare” dalla trattoria Secchia pensando di aver preparato il colpo in canna. Magari non è stato preciso fino in fondo, così invece di farsi dare un salame di quest’anno, la Secchia avrà pensato bene di sbolognare uno che fino a qualche giorno prima era accanto ad una boccia di vino e di aceto giusto giusto per continuare l’invecchiamento. Ora tutti sappiamo l’origine dei nostri malanni, ovvero di chi era quel salame pessimo e in giudicabile che ha frenato la digestione di molti o ha stoppato il cesso dei più nei giorni a venire, sottoscritto compreso.

La classifica continua, dal 10° al 6° si contano gente tra i quali Andrea Panini, Riccardo Benatti che mai, nonostante si candidano ogni anno per vincere, hanno ricevuto i favori della platea, insomma se non siete buoni a portare dei salami buoni statevene a casa…salami!

Un giudizio a parte merita il buon Baschi, che dopo il primo anno, salito alla ribalta con il suo salame, ottimo per l’amor di Dio ma graziato da una giuria ancora antica e non aperta ai nuovi gusti moderni tra i quali quello al Finocchio, negli ultimi tempi sta un po’ deludendo le aspettative e i palati dei più fini. Un imbocca al lupo per il prossimo anno, vecchio lupo di campagna!

Attenzione, ne rimangono tre: Fiscaletti, Bortoli e…, ne vincerà solo uno…Fiscaletti gongola già la testa, gli altri due non parlano e per loro è già un successo essere sul podio tra 11 sfidanti. Terzo è Enrico Selmi, ed attenzione ancora, rimangono Fiscaletti e Bortoli, la sfida infinita, come Roma-Inter, come Manchester-Chelsea. Il resto dell’aula inizia a mugugnare verso uno dei due finalisti, il tifo è alle stelle, il computer conferma che…vince la Terza edizione del Porco d’Oro 2008 Luca Bortoli!!!!!!!!!

Urli di gioia, il vincitore è incredulo, la gente corre a toccare il nuovo Porco d’Oro, lo innalza alla città di Soliera! Per Fiscaletti un altro secondo posto dopo il primo anno, ma dove va??? Vuole suicidarsi!! Vuole buttarsi dal balcone ma non lo trova, torna indietro e con incredibile sportività cede il trofeo al nuovo vincitore! Il Porco d’Oro rimarrà a Rovereto per 1 anno!!!!

Le interviste –

Fiscaletti: “Arrivato fin lì speravo di vincere ma quest’anno devo ammettere per una volta che sono stato battuto da un salame migliore del mio, dopotutto quando non ci sono finocchi di mezzo la sfida sembra essere davvero a senso unico.

Bortoli: “Dopo tanti sforzi, notti passate a trovare il giusto mix di bontà, sono riuscito finalmente ad ottenere quello che meritavo, dopotutto come tutti sanno, le passate edizioni sono state per me sempre una dura delusione, prima tra discriminazioni ingiustificate poi per votazioni un po’ troppo veloci. Dedico questa vittoria a tutti quelli che hanno creduto nel mio salame, e che continuano a chiedermi sempre un assaggio perché non riescono più a farne a meno!”.


06 maggio 2008

È il petrolio bianco il vero miracolo del capitalismo moderno.

di Roberto Saviano

Non esiste nulla al mondo che possa competervi. Niente in grado di raggiungere la stessa velocità di profitto. Nulla che possa garantire la stessa distribuzione immediata, lo stesso approvvigionamento continuo. Nessun prodotto, nessuna idea, nessuna merce che possa avere un mercato in perenne crescita esponenziale da oltre vent'anni, talmente vasto da permettere di accogliere senza limite nuovi investitori e agenti del commercio e della distribuzione. Niente di così desiderato e desiderabile. Nulla sulla crosta terrestre ha permesso un tale equilibrio tra domanda e offerta. La prima è in crescita perenne, la seconda in costante lievitazione: trasversale a generazioni, classi sociali, culture. Con multiformi richieste e sempre diverse esigenze di qualità e di gusto. È la cocaina il vero miracolo del capitalismo contemporaneo, in grado di superarne qualsiasi contraddizione. I rapaci la chiamano petrolio bianco. I rapaci, ovvero i gruppi mafiosi nigeriani di Lagos e Benin City divenuti interlocutori fondamentali per il traffico di coca in Europa e in America al punto tale che in Usa sono presenti con una rete criminale paragonabile soltanto, come racconta la rivista 'Foreign Policy', a quella italoamericana. Se si decidesse di parlare per immagini, la coca apparirebbe come il mantice di ogni costruzione, il vero sangue dei flussi commerciali, la linfa vitale dell'economia, la polvere leggendaria posata sulle ali di farfalla di qualsiasi grande operazione finanziaria. L'Italia è il paese dove i grandi interessi del traffico di cocaina si organizzano e si strutturano in macro-strutture che ne fanno uno snodo centrale per il traffico internazionale e per la gestione dei capitali d'investimento. L'azienda-coca è senza dubbio alcuno il business più redditizio d'Italia. La prima impresa italiana, l'azienda con maggiori rapporti internazionali. Può contare su un aumento del 20 per cento di consumatori, incrementi impensabili per qualsiasi altro prodotto. Solo con la coca i clan fatturano 60 volte quanto la Fiat e 100 volte Benetton. Calabria e Campania forniscono i più grandi mediatori mondiali nel traffico di coca, in Campania sono avvenuti i maggiori sequestri d'Europa degli ultimi anni (una tonnellata solo nel 2006) e sommando le informative dell'Antimafia calabrese e napoletana in materia di narcotraffico, si arriva a calcolare che 'ndrangheta e camorra trattano circa 600 tonnellate di coca l'anno.

La strada africana, la strada spagnola, la strada bulgara, la strada olandese sono i percorsi della coca infiniti e molteplici che hanno un unico approdo da cui poi ripartire per nuove destinazioni: l'Italia. Alleanze strettissime con i cartelli ecuadoregni, colombiani, venezuelani, con Quito, Lima, Rio, Cartagena. La coca supera ogni barriera culturale e ogni distanza tra continenti. Annulla differenze, nell'immediato. Unico mercato: il mondo. Unico obiettivo: il danaro. In Europa, 'ndrangheta e camorra riescono più di ogni altra organizzazione a movimentare la cocaina. Spesso in alleanza tra loro, alleanze nuove e inedite tra gruppi a cui i media italiani tradizionalmente riservano un'attenzione marginale e cronachistica, lasciando che nel cono d'ombra generato dalla fama di Cosa Nostra continuassero a migliorare e trasformare le loro capacità di importazione e gestione della coca. I giovani affiliati della 'ndrangheta, come emerge spesso dalle inchieste dell'Antimafia calabrese, ormai non la chiamano più col suo nome arcaico e dialettale, ma Cosa Nuova. E che Cosa Nuova possa essere l'adeguata definizione per un'organizzazione sempre più trasversale e in strettissima alleanza con i cartelli napoletani e casalesi della camorra è qualcosa in più di un semplice sospetto. Tra Sud America e Sud Italia sembra esserci un unico cordone ombelicale che trasmette coca e danaro, canali noti e sicuri, come se esistessero immaginari binari aerei e gallerie marine, che legano i clan italiani ai narcos sudamericani.

19 marzo 2008

Intervento di Robert Kennedy del 18 marzo 1968 (40 anni fa).

Tre mesi dopo morì sparato


Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.

Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.

Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.

25 dicembre 2007


AUGURI a quelli che credono nel bambinello, a quelli che credono in babbo natale e a quelli che credono negli Abbracci e nei Sorrisi. Un bacio dalla fanatica dell'affetto. Lara

14 novembre 2007

..non andartene!

Laurearsi è una figata. E’ un arrivo sudato ai Campi Elisi con la maglia Gialla addosso: una gioia immensa. La tua gente che ti applaude, la testa che ritorna ai Pirenei.. la fatica della scalata e il dolore sopportato a denti stretti sono sublimati nel tripudio di colori, festa.

La Metafora non è però la figura retorica più adatta per descrivere questo momento della vita. Sceglierei piuttosto l’Ossimoro. “Procedimento che consiste nell’accostare ad una parola un’altra parola di senso contrario”. La fine dei tre anni all’Università è un riso amaro, un’allegria di dubbi, una vertigine paurosa. La Laurea significa innanzi tutto che il tempo è andato avanti portandoti con sé. Puntare i piedi per cosa? Ti sei trovato ventiduenne senza spiegartelo. Ti volti e ti rivedi lì, a sporcarti di briciole nell’intervallo, una fredda mattina di marzo. Mangi un panino e ci sono lì accanto le persone alle quali piaci così. Ridi: ogni cosa fa ridere. Sei soddisfatto perché è ancora tutto possibile. Non sai chi sei dove vuoi andare dove arriverai… “Perché a ventanni è tutto ancora intero, a ventanni è tutto o chi lo sa; a ventanni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età, oppure allora si era solo noi non c’entra o meno quella gioventù: di discussioni, caroselli, eroi quel che è rimasto dimmelo un po’ tu.” Non è roba da poco, sono versi del Guccini.

Kierkegaard, fu una sorta di precursore dell’esistenzialismo novecentesco. Parlava della scelta come di un salto. Prima o poi si finisce con l’atterrare ma c’è sempre lo sgomento del vuoto, della mancanza della terra sotto i piedi. La scelta porta con sé un senso di angoscia. Scegliere vuol dire andare avanti e non potere più scegliere, perché hai già scelto. Non hai scelta. Mi viene in mente il Sabato del villaggio… segue la Sera del dì di festa.

“Dell’artigian, che riede a tarda notte, dopo i sollazzi, al suo povero ostello; e fieramente mi si stringe il core, a pensar come tutto al mondo passa, e quasi orma non lascia. Ecco è fuggito il dì festivo, ed al festivo il giorno volgar succede, e se ne porta il tempo ogni umano accidente.”

Chissà se dei nostri sogni c’è rimasta “orma”. O per cosa abbiamo vagheggiato.. Può essere tutto andato perduto? Lo sguardo stupito ha lasciato il posto alla disillusione. La rabbia alla normalità. Non sono più capace di combattere.. Penso a Nietzche, all’uomo che torna Bambino. Alla poetica di Pascoli. alla Religione delle Illusioni di Foscolo. E’ tutto chiaro. Li studi, li capisci ma non li vivi. Non ancora. Soltanto adesso ti sporcano il vestito e la sottoveste. Ti entrano nella carne e ti fanno soffrire quanto hanno sofferto loro.

E’ finito il tempo dove ti svegli e vuoi essere… dove un colpo non faceva così male perché il molto che valevi gliel’avresti dimostrato… epporcaputtana!! dove ogni battaglia era vinta comunque, soltanto per il gusto di averci provato. Soltanto perchè si erano accorti che c’eri anche tu.
Quante Balle!

“E questa domenica in Settembre se ne sta lentamente per finire come le tante via, distrattamente, a cercare di fare o di capire. Forse lo stan pensando anche gli amici, gli andati, i rassegnati, i soddisfatti, giocando a dire che si era più felici, pensando a chi s' è perso o no a quei party...”

Cosa sarà di noi?



21 settembre 2007

Riflessioni sul “fenomeno Grillo” ad uso e consumo degli amici della Margherita (e di chi le legge)

L’otto settembre in Piazza Maggiore a Bologna è successa una cosa che non era mai successa. Circa centomila persone che abitualmente si incontrano in Internet per discutere di energia, politica, giustizia, mafia, industria si sono incontrate per ascoltare esperti del settore e per firmare una proposta di legge in tre punti:

-“chi è stato condannato in via definitiva dalla giustizia Italiana non può più rappresentarci”. Chi chiede il rispetto delle leggi deve rispettarle a sua volta.

-“dopo due legislature non si può essere rieletti”. Il politico di professione finisce con il perdere il contatto con i propri cittadini e rischia di operare in funzione di una rielezione.

-“reintroduzione delle preferenze nella scelta del proprio rappresentante in Parlamento”. I partiti devono essere l’ambiente dove si fa politica e non dove si decide chi fa politica.

La cosa che non ha precedenti è che tutte queste persone si sono date appuntamento con Internet, che ad averle portate in piazza non è stato né un partito né un’organizzazione sindacale, che l’evento non si configurava come una protesta di un gruppo di cittadini contro una legge del Governo. E poi l’età dei presenti. Ci si chiedeva dove fossero i giovani? Eccoli lì. L’indomani ne hanno parlato tutti. E qui vengo alle riflessioni. Si è parlato di qualunquismo e di antipolitica. Si fa politica quando si parla della gestione della cosa pubblica e l’otto settembre questo è stato fatto: c’erano avvocati sul palco, ingegneri, architetti, giornalisti, persone che combattono la mafia, docenti di economia all’Università. L’evento ha mobilitato giovani volontari che per sei ore sono stati ai banchetti a far firmare le persone; la gente è rimasta anche quaranta minuti in fila e ha atteso con pazienza. L’azione è stata fortemente propositiva e diretta, priva di ogni fumosa velleità qualunquista. Nel messaggio del comico genovese, il tema dominante è quella “questione morale” timidamente invocata da Parisi in un assolato giorno d’Estate. E’presente in ogni sua critica e proposta. Ed è questa voglia di riportare decenza e moralità in una politica diventata poco credibile agli occhi di molti, che ha spinto tanti giovani a mobilitarsi. Ho appena sentito Prodi dire: “è comodo criticare, ma fare democrazia significa decidere”. Grillo non deve decidere proprio niente, il ruolo sociale che si è ritagliato è quello di stimolare la riflessione, fare informazione, mettere in contatto le persone tra loro per favorire lo scambio delle idee. Trattare argomenti snobbati dai mass media e dalla politica, ma vicini alla gente. Il suo blog con tutto lo staff di esperti di cui si circonda rappresenta e continuerà a rappresentare una sorta di controllore, di vigile, di pungolo per una democrazia rappresentativa da tempo malata. Le considerazioni fin qui fatte credo che riguardino da vicino anche quello che si configurerà come il principale partito dell’arco costituzionale. Chi legge Grillo è sicuramente un potenziale elettore del nascente Partito Democratico. Nell’ultima campagna elettorale abbiamo avuto il piacere di ascoltare un discorso di grande respiro dell’onorevole Castagnetti sullo “svilimento e sfibramento delle istituzioni” che cinque anni di Governo Berlusconi avevano prodotto. Il popolo di Centrosinistra si attendeva un cambio di passo, una rottura forte con il passato. La forte disillusione si è avuta già con l’estensione dell’indulto ai reati finanziari e contro la pubblica amministrazione. E’ proseguita con il disegno di legge sulle intercettazioni ed è culminata con una Finanziaria pesante proprio mentre usciva “La casta”, il successo editoriale di Stella e Rizzo. Quel libro era lì a dirci che se ti comporti così non puoi pretendere “lacrime e sangue” dai tuoi elettori.

“Quando il paziente ha la febbre, la colpa non è del termometro” ha detto Bersani in un’intervista. Per curare questo paziente malato occorre non nascondere la testa sotto la sabbia; occorre raccogliere la sfida costruttiva che i trecentomila ragazzi firmatari della proposta di legge hanno lanciato. Il Partito Democratico trova sulla propria strada la possibilità di far proprie le istanze di questi giovani animati dalla passione per una politica migliore. La sua credibilità e il suo consenso passeranno attraverso l’attenzione che saprà prestare alle giuste aspirazioni di giustizia e pulizia morale di tante persone.

11 settembre 2007

Il V-day

Sabato 8 settembre mi sono divertito molto. Fortuna che c'ero anch'io a Bologna. E' stata una giornata fantastica. Chiudete gli occhi, voi che non eravate con me; provate ad immaginare: piazza Maggiore (quella di san Petronio e del Nettuno che piscia); piazza piena gente. Età media: 25 anni.
centoquarantottomilasettecentoventicinque. o forse qualcuno in più. da tutta Italia. Pensate che ho incontrato quello sbarbatello di Mirko. Lui viene da Fabriano, dove fanno la carta. Cinque ore di pullman s'è fatto. Non eravamo lì per un concerto, per una partita di calcio o per i funerali di un tenore. C'eravamo per mille altre buone ragioni. E chi è che c'aveva chiamato? sapete chi? un comico. tramite Internet. Deve esserci sotto qualcosa di molto grosso se un comico tramite Internet dice l' "otto settembre ci vediamo a Bologna", e centoquarantottomilasettecentoventicinque persone ci vanno davvero. Le buone ragioni c'erano, come detto. Siamo stati quattro (quattro, ma proprio quattro) ore in piedi ad ascoltare persone che andavano sul palco perchè avevano qualcosa da dire, ed erano esperti dell'argomento di cui parlavano.
Si è parlato di giustizia di informazione di politica di mafia di lavoro di urbanistica di energia. Dalle 17 alle 21 e nessuno che si sia sognato di andarsene. poi un'ora di fila per andare a firmare la proposta di legge. roba che quando vado all'ufficio postale e ho davanti 6 persone "ripasso più tardi". legge in tre punti.
1) Chi è stato condannato non può stare in Parlamento
2) Dopo due legislature non si può più stare in Parlamento
3) Il cittadino deve poter scegliere, tra un rosa di nomi, quello che lo va a rappresentare in Parlamento
E veniamo finalmente ai motivi per cui la gente era in piazza. Il 'Corriere della Sera' del giorno dopo ci accusava di demagogia e populismo. La televisione parlava di antipolitica. NESSUNO che provasse a dare qualche buona ragione del perchè tanta gente da tanto lontano e in tante piazze.
Per l'indulto.
Per questa legge elettorale.
Per i pedaggi autostradali insostenibili dopo la privatizzazione.
Per un'informazione schierata e manipolata.
Per un'informazione omertosa e reticente.
Per un mercato del lavoro sempre più precario.
Perchè il consumatore è truffato e raggirato.
Per i monopoli nei principali servizi alla persona come telefonia ed elettricità.
Per gli scandali finanziari della Parmalat, della Cirio e dei Bond argentini.
Perchè i responsabili dei falsi in bilancio sono a spasso.
Perchè gente condannata siede in Parlamento, mentre chi ha precedenti penali non può fare il bidello.
Perchè le Banche possono truffare impunemente il piccolo risparmiatore.
Per il conflitto di interessi in politica.
Per il conflitto di interessi dei principali consigli di amministrazione.
Perchè quella del politico è diventata una professione.
Perchè abbiamo la Pubblica Amministrazione più cara e meno efficiente d'Europa.
Perchè dilagano gl'inceneritori.
Perchè non abbiamo una politica energetica.
Perchè i dirigenti pubblici ricevono liquidazioni faraoniche mentre lasciano l'azienda in condizioni di dissesto.
Per ogni forma di casta di privilegio di clientela.
Perchè la Malavita opera alla luce del Sole.
Perchè c'è poca meritocrazia nel Pubblico Impiego.
Perchè chi è stato coinvolto in scandali gravi continua a ricoprire cariche pubbliche.
Perchè abbiamo un debito pubblico insostenibile.
Perchè l'evasione fiscale è una piaga sociale.
Perchè le gare d'appalto sono condizionate da clientelismo.
Perchè quando paga lo Stato tutti ne approfittano.
Voglio inserire la lettera che Milena Gabanelli, ha inviato al Blog di Beppe Grillo.
Lei è la presentatrice di Report, un programma di reportage giornalistico che andrà in onda su Raitre la Domenica sera. E' sintetica precisa e documentata. In poche righe centra il problema.

"Caro Beppe,
sabato sono arrivata tardi in piazza, ma abbastanza per godere di un avvenimento di cui avevo perso memoria. Così tanti giovani, e così partecipi di fatti che riguardano il disgraziato paese, non li vedevo da quando, proprio in questa città, ero studente, cioè dagli anni 70. Per me l'avvenimento era questo, la possibilità di coinvolgere generazioni che sembravano indifferenti a tutto, e che evidentemente non è vero. Li ho guardati farsi 40 minuti di coda per mettere la loro firma su un pezzo di carta che chiede a gente non più degna di rappresentarci di andarsene. Amo questa città, nonostante sia diventata vecchia e incapace, la amo perchè in un momento cruciale, ha aperto le porte e ha ospitato un evento scomodo e fastidioso. Per un giorno è tornata ad essere viva e ha saputo esporre il dissenso in modo pacifico e coinvolgente. Lo sanno tutti quelli che c'erano. Do atto a Cofferati (che non amo e ho sempre criticato) di aver capito che era giusto così. Avrei dovuto salire sul palco, ma non l'ho fatto perchè non è il mio posto,o forse anche per timidezza. La battaglia io la conduco in altro luogo, e con altre parole, ma è la stessa.
Vorrei che chi oggi polemizza cominciasse a riflettere sull'eventualità che un giorno a trascinare centinaia di migliaia di persone in piazza potrebbe esserci qualcuno di diverso da un comico. L'allarme è partito. Sarebbe meglio prenderlo sul serio e cominciare a porre rimedio sulle cause che esaltano gli animi e uniscono così tante persone...prima che sia troppo tardi".
Milena Gabanelli

29 luglio 2007


Famiglia Cristiana.. per capire


Capita spesso di sentire persone esterne al mondo Cattolico che su quel mondo esprimono valutazioni e giudizi sommari, e sintomatici di una scarsa conoscenza. L’istituzione ecclesiale e tutto ciò che gravita attorno ad essa sono bersaglio di accuse forti soprattutto in un contingente storico come quello attuale. L’impostazione comunicativa che le nuove personalità hanno scelto di esprimere è rigida e poco propensa al confronto, arroccata com’è su formule e modalità paradigmatiche (Famiglia, Natura, Antirelativismo) e fissili. Il messaggio è fornito per slogan, direttive ferree che finiscono col privilegiare le contrapposizioni noi-loro. Dentro-fuori. Questo schema comunicativo agevola e radicalizza una dialettica conflittuale tra il mondo Cattolico e il mondo ateo di ascendenza materialista. Quello che in Italia ha trovato una solida rappresentanza nell’antifascismo prima, e nelle forze politiche della Sinistra poi. La reazione del mondo ateo ha finito per essere altrettanto ideologica quanto ideologiche sono le prese di posizione delle Gerarchie e dei Purpurati. C’è un’intolleranza reciproca e una insofferenza strisciante nel conoscere e nel comprendere l’ottica opposta. La poca conoscenza produce infondate supposizioni figlie del pregiudizio e del luogo comune. “sessantottini froci comunisti” contro “chiesaioli di merda, tutti i preti devono morire “. La polarizzazione forte di questi due mondi non fa che trascurare ogni forma di pensiero intermedio e sfumatura critica: gli interpreti di maggiore rilievo dei due clan finiscono per delegittimare di chi sta dall’altra parte della barricata. Il risultato è una Chiesa che pare ridurre la propria carica missionaria ed evangelizzatrice, rischiando di perdere il ‘fedele’ che da essa attende risposte di spessore alle proprie inquietudini.
Viceversa il mondo materialista rischia di perdere l’appoggio di una parte del mondo Cattolico che ad esso si era avvicinato per la comunanza degli ideali espressi. Il rischio è quello di sfilacciare un’alleanza per aver calcato la mano su tematiche di scontro, come la radicale laicità dello Stato in ogni suo futile particolare (per esempio il Crocifisso).
In ogni caso, come dicevo all’inizio, la scarsa conoscenza del mondo Cattolico e l’approccio comunicativo dei suoi componenti più in vista lo rendono un mondo estremamente monolitico agli occhi di chi non vi fa parte. Due lettere inviate a Famiglia Cristiana da lettori ignoti hanno ispirato il mio post. Le voglio riportare entrambe a dimostrazione di quanto sia variegato il mondo di cui peraltro anch’io faccio parte; di quanto colui che crede, rifletta, si interroghi e metta in discussione il modo di gestire l’istituzione ecclesiale pur facendovi parte come fedele. Tale processo dubitativo risulta essere addirittura più forte in chi fa parte della Chiesa.

'Credo che sia un diritto della Chiesa esprimere le proprie opinioni o contrastare le leggi che vanno contro l’etica umana e cristiana. Io penso, però, che bisognerebbe dire qualcosa anche sui comportamenti e gli esempi che danno certi uomini politici, che sono peggio delle stesse leggi che approvano. La gente vede i loro cattivi esempi ed è portata a imitarli. Io non ho mai sentito una parola contro quelli che, pur difendendo a gran voce la famiglia, di famiglie ne hanno più di una; o contro coloro che evadono le tasse, o gestiscono televisioni dove se ne vedono di tutti i colori. Qualcuno ricorda un anatema contro di loro? A mio avviso, gli uomini pubblici debbono essere giudicati per i loro comportamenti prima ancora che per le loro scelte politiche.'

'Sono una persona poco colta. Dopo una vita “libertina”, alcuni anni fa ho avuto la grazia di sentire la chiamata del Signore, mi sono convertita e sono rientrata nella Chiesa. Da alcuni mesi l’argomento più ricorrente trattato da giornali, Tv e dalla gente sono i “Dico”. Partecipo alla Messa quotidiana, con breve omelia (predica ndr), e anche lì è la stessa “zuppa”. Non ne posso più: ormai mi distraggo volutamente quando sento questo argomento e non leggo più chi ne scrive. Le chiedo: sbaglio se penso e cerco di mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù: “Ama il prossimo tuo come te stesso”, “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, “non giudicare perché sarai giudicato con la stessa misura con la quale giudichi”? Allora, perché puntare il dito sempre su persone diverse dal “normale”? Che colpa ne hanno? L’unico giudice è Dio. Capisco che la Chiesa debba insegnare la Verità –e fa bene a farlo-, ma dovrebbe usare toni costruttivi, non distruttivi. Dio ha mandato il Figlio sulla terra per i peccatori, non per i santi: se una persona si sentirà amata e perdonata si convertirà; se invece si sentirà accusata non cambierà. Amore crea amore, disprezzo e odio generano guerre.'


24 luglio 2007

CARO MINISTRO..... CHE BELLA GIORNATA!

scrivo questo post per dire la mia sul post sull'effetto serra. inizio con un fatto personale. una notte nel mio caldo lettuccio mi sorprese un temporale, non un vero temporale, nè acqua nè tuoni. dalla mia finestra vedevo la luce incredibile dei fulmini tra le nuvole e le proiezioni di essi sul muro della mia camera. l'impeto del vento faceva divampare la mia infantile paura dei temporali tanto da impedirmi di mettere anche solo il naso fuori dalle coperte. era il periodo di Katrina, delle discussione con fiska sull'effetto serra e con zezzo del futuro che ci stava preparando la Cina. insomma non un sonno facile per un'impressionabile donnetta come me. pensai che non avevo mai assistito ad una cosa del genere, che l'impeto e la violenza del fenomeno era tale da porsi qualche domanda. le prime riflessioni riguardarono la finitudine umana ed altri temi che poco importano ora la nostra conversazione ma poi fu solo una gran rabbia. credendo, ingenuamente, che fosse anche quello un risultato manifesto del casino che stavamo facendo con il nostro benessere, presi carta e penna e comincia a scrivere una lettera al nostro ora ministro Pecoraro Scanio. alla fine mi stremò a tal punto tutta quella rabbia, e soprattutto si calmò il vento, che mi addormentai in mezzo ai migliori propositi. il giorno dopo, la tempesta era passato, il cielo era limpido e la natura si mostrava in tutto il suo splendore. e della letterina? nulla. non mi ricordo nemmeno dove l'ho messa. la rabbia e la paura per il mio futuro scomparsi davanti alla serenità del luminoso giorno che seguì. la cosa strana fu che non mi diedi giustificazioni. cadde nell'oblio, punto.
ora, credo che il mio comportamento possa servire a spiegare almeno in parte la pigrizia e la lentezza per le quali la mentalità sociale tarda ad evolversi. il punto è semplice: se ci fosse più freddo, anzichè più caldo, le persone sarebbero allarmate. il fatto d'avere inverni più miti diventa un notevole punto a sfavore per il piano che ci auguriamo venga in essere. inoltre il problema è così grosso e così inedito che le persone non sono proprio abituate a pensarlo. la guerra per esempio è un fenomeno che chiunque almeno idealmente, aborra perchè l'uomo ha dovuto convivere con questo problema dalla notte dei tempi. il problema del riscaldamento globale è veramente difficile da pensare e purtroppo la maggior parte delle persone inizierà a pensarvici quando gli effetti saranno più vistosi, forse irreversibili, ma soprattutto frequenti. non possiamo aspettarci dai governi operazioni drastiche perchè la popolazione mondiale non è disposta ad accettarle. il benessere odierno è per tutti un diritto acquisito e per tanto sarà impresa ardua rendere consapevoli le persone del fatto che si tratti di un lusso. io sono convinta del fatto che una buona strategia debba partire da lì e invito tutte le persone sensibili a darsi da fare per CONVINCERE. io nel mio piccolo ho fatto questa cosa che consiglio a tutti i residenti in palazzi: sul sito greenpeace.it troverete un pdf "COME SALVARE IL CLIMA.partecipa alla rivoluzione energetica". al suo interno troverete consigli utili per risparmiare energia nell'ambiente domestico. io ho ristretto i consigli in dieci punti e li ho appesi nella bacheca del mio condominio. fanno anche risparmiare denari e questo fa sempre presa.

probabilmente uscirà un nome strano come autore del post.LARA

12 luglio 2007

Effetto serra/3

Siamo probabilmente di fronte alla vera ragione per cui questo sistema economico fondato sulla sfrenatezza dei consumi, fallirà. I precedenti meccanismi si erano scontrati con gli strati della società che avevano finito per sottomettere: gli scontenti insorgevano e si costituiva un nuovo assetto. Il cambiamento lasciava morti sulla strada. Morti generalmente provocati da guerre o moti insurrezionali. Nel diciottesimo secolo sono arrivate la scienza e la tecnica e hanno promesso benessere per tutti. Come se improvvisamente qualcuno avesse aperto un armadio pieno di dolci davanti a due fratelli che litigavano per una caramella. Se non si è arrivati al benessere per tutti è stato soltanto perché qualcuno era più vicino all’armadio. Ma questo esula dall’argomento. Ciò che è sfuggito è il limite superiore che possiede la Terra, superato il quale arrivano i guai. E allora se prima i morti erano preludio a un cambiamento, stavolta il rischio è che non ci sia un cambiamento perché potrebbero non esserci dei vivi.
Un singolo individuo cosa può fare? Niente. Il cambiamento che un solo individuo può introdurre nel clima mondiale è nullo. Se ipoteticamente tutto il pianeta fosse abitato da un solo uomo, e questo uomo spendesse tutta la sua vita ad appiccare incendi, non si avrebbero variazioni climatiche percepibili. Chiarito questo, mi sento di suddividere in due grandi categorie i comportamenti che inducono l’uomo a produrre gas serra:

_i comportamenti senza i quali l’uomo è tagliato fuori dalla società.

_i comportamenti legati ad un benessere capriccioso.

Nella prima categoria inserirei quelle azioni dalle quali un individuo occidentale qualunque non può più sfuggire. Un bambino sale sul Blu Tornado a Gardaland; dopo che le protezioni si sono abbassate non può più scendere. Dovrà sottostare al volere della giostra. L’automobile, il riscaldamento, l’illuminazione elettrica, l’acqua per la pulizia personale sono necessità di prima categoria. Vediamo cosa si può inserire nella seconda categoria: l’aria condizionata, la piscina, l’auto di cilindrata elevata. Certo. La casa enorme, il guardaroba enorme e l’enorme uso della macchina (non auto, macchina; macchina è la lavastoviglie la lavatrice il computer e, ovvio, l’auto). E qui ci siamo dentro un po’ tutti. Accade spesso che alla seconda categoria appartenga il nostro vicino. Vi ricordate quello che parlava della pagliuzza e della trave? L’aveva notato già 2000 anni fa che il delinquente è sempre il nostro vicino, o come lo chiamava, il “prossimo”. Dicevo, al clima non servirà abolire i comportamenti di seconda categoria, almeno finchè è solo il mondo occidentale a poterseli permettere. E’ una questione morale più che altro; di guardarsi dentro senza farsi troppo schifo. Ammetto che non è poco. Altra storia sarebbe se tutto il mondo potesse permettersi i capricci. Appunto, altra storia; saremmo già estinti perché significherebbe che tutto il mondo potrebbe adottare i comportamenti primari. Vi immaginate 7 miliardi di persone che hanno il riscaldamento la luce l’acqua l’automobile?E qui arrivo alla conclusione. Conclusione dell’articolo e conclusione delle mie riflessioni. Il problema dell’effetto serra è più grosso dell’uomo. Riguarda tutti gli uomini e non è legato come i casini di una volta a questa o quella forma di governo o classe sociale o zona geografica. Le strade sono due. (come in ogni cosa della vita ci si trova di fronte ad un bivio). Cambiare totalmente modo di concepire l’economia e il governo della cosa pubblica. Oppure fottersene, e cercare di salvarsi da soli. Gli animali quando capita una sfiga sono sempre i primi ad accorgersene. Prima del terremoto i cani abbaiano. Sarà perché sono più vicini alla Natura. Ebbene gli animali stanno andando verso nord. Questo capita a molte specie. Evidentemente non alle zanzare, che non se ne vanno mai. Gli animali ci stanno dicendo che per salvarsi bisogna mettere da parte un po’ di soldi e comprare casa in montagna. O in Scandinavia. Questa è la soluzione che definirei “tappabuchi” e che mancando l’altra rimane l’unica. Chiarirò cosa intendo per “cambiare totalmente modo di concepire l’economia e il governo della cosa pubblica” in altri post.

11 luglio 2007

Effetto serra/2


Il mondo che lasciamo ai nostri figli e alle prossime generazioni è probabile che possa portare la specie umana ad una guerra di tutti contro tutti per la sopravvivenza, o addirittura all’estinzione.
Quando si cola del cemento sull’erba e poi non ci si cammina più sopra, il cemento, nel giro di un paio d’anni, viene divorato dall’erba. E’ la Natura; ci sta facendo vedere che è Lei che comanda. Il torto che Le stiamo facendo in questi ultimi anni potrebbe essere troppo insopportabile anche per una donna paziente come Lei. La pena di morte è uno strumento di cui si avvale spesso, non Le interessano i richiami di Amnesty International. In passato l’ha usata quando ha mandato l’uragano Katrina. E tutti i giorni continua a farvi ricorso uccidendo per sete, fame e stenti. Non è giusto che chi non vive bene debba pagare per chi vive bene. Tempo fa pensavo che il problema sarebbe stato la fine del petrolio. Pensavo che le fonti alternative e rinnovabili ci avrebbero affrancato dalla dipendenza dei combustibili fossili. Poi ho capito che Sole e vento non sarebbero stati sufficienti a sopperire alla domanda energetica dell’umanità. Ho deciso che con una robusta aggiunta di nucleare e biocombustibile ce l’avremmo fatta. Non consideravo il problema dell’effetto serra in tutta la sua potenza: è quello il vero problema. Alcuni mesi fa è venuto a farci lezione alla facoltà di Ingegneria il titolare di cattedra del corso di Tecnologia Meccanica. Gatto Andrea. Ha analizzato lo sviluppo industriale e la sua compatibilità con l’ambiente e con l’uomo. Le riflessioni avevano il pragmatismo e la precisione dello scienziato. Uno scienziato documentato, che ci sa parecchio. Le conclusioni a cui è arrivato l’ingegnere sono state più catastrofiche di quelle del no-global.

Per i processi industriali serve acqua. 140 litri per una tazzina da caffè, 11000 litri per un paio di jeans, 400000 litri per un’automobile. Il peso finale di un computer e di un telefonino è il 10% del peso delle materie prime con cui è stato fatto. Per un’automobile si arriva al 20%. Già, le materie prime. Si fa un gran parlare di riciclaggio. L’attenzione del mondo ecologista è tutta rivolta alla parte finale del prodotto, al modo di smaltirlo. Nessuno si preoccupa dell’incredibile quantità di gas serra liberati in atmosfera per ottenere il metallo puro. L’acciaio è una soluzione solida di ferro e carbonio. (Il ferro al 99% è il solvente, il carbonio all’ 1% è il soluto). Ed è anche uno dei materiali più utilizzati in meccanica per le sue proprietà estremamente interessanti. In natura il ferro si trova prevalentemente legato all’ossigeno a formare ossidi. La metallurgia del ferro ha lo scopo di eliminare l’ossigeno, per farlo combina gli ossidi di ferro con il carboncoke a temperature elevatissime, fino a 2000°C. La reazione chimica è di riduzione del ferro e di ossidazione del carbonio. Si liberano grandissime quantità di anidride carbonica; a queste si aggiunge l’anidride carbonica derivante dalle combustioni necessarie a raggiungere le temperature richieste. Per ottenere 1000 tonnellate di ferro al giorno occorrono 1800 tonnellate di minerale (ossido di ferro) e 1000 tonnellate di carboncoke. Queste 1000 tonnellate al giorno andranno a formare il C del CO2.
E le metallurgie di alluminio e titanio, per la loro complessità,
richiedono ancor più energia.

10 luglio 2007

Effetto serra/1

Come avviene per tanti altri argomenti, molti ne parlano ma pochi sanno quello che dicono. L’effetto serra è un fenomeno positivo. Senza effetto serra la temperatura media sulla Terra sarebbe di -15°C. Per capire tutto è sempre meglio partire da Adamo ed Eva. Ogni corpo caldo emette calore sotto forma di radiazioni che sono onde elettromagnetiche; più un corpo è caldo più emette radiazioni su lunghezze d’onda basse e frequenze alte. La radiazione è un pacchetto di energia detto fotone. Il pacchetto è tanto più pieno di energia quanto più la frequenza è alta. Il pattume è tanto più pieno di foglie quanto più le abbiamo spinte giù con il piede. Planck se ne accorse. Una persona emette onde elettromagnetiche su frequenze così basse da scaldare molto poco. Il Sole con i suoi 6000°C superficiali emette onde che scaldano di più. L’onda elettromagnetica (raggio) emessa dal Sole arriva sulla Terra e la colpisce. In parte scalda ciò che trova, in parte rimbalza e se ne va, verso lo Spazio. Il tetto di casa, scaldandosi emette a sua volta delle onde, che vengono in parte assorbite dai gas dell’atmosfera. Le onde non fuggono nello Spazio, non tutte: alcune urtano l’atmosfera e la scaldano. Questo avviene perché ci sono i gas serra. Ne riparleremo. Domanda furbetta: se l’atmosfera trattiene questa radiazione perché non scherma la radiazione che arriva dal Sole? Beh, perché le radiazioni che arrivano dal Sole hanno lunghezza d’onda diverse e l’aria è trasparente rispetto a loro. L’atmosfera è “programmata” per trattenere solo le altre onde, quelle che arrivano dalla Terra, dal basso. Il telo di nylon si comporta con l’insalata come l’atmosfera con noi: lascia passare la luce del Sole, ma intrappola il calore, e cioè le radiazioni che emettono il suolo e l’insalata stessa. I gas serra sono i gas presenti nell’atmosfera, quelli che impediscono la fuga di radiazioni e quindi di calore. Il vapore acqueo, gli ossidi di azoto e l’anidride carbonica. Più gas serra significa più onde che non se ne vanno e più calore che resta con noi. Fine della parte scientifica.

Senza gas serra la temperature sulla Terra impedirebbe questo particolare tipo di realtà biologica, così come si è sviluppato e come lo viviamo. L’anidride carbonica, negli ultimi 250 anni, è passata da 250 ppm a circa 380 ppm. Ppm significa parti per milione: ogni milione di molecole d’aria, 380 sono molecole di anidride carbonica. L’incremento più significativo si è registrato negli ultimi 50 anni. L’effetto serra ha prodotto una crescita della temperatura media globale di 0,6 °C soltanto nel ventesimo secolo. Undici degli ultimi dodici anni sono stati i più caldi da quando si effettuano registrazioni. E’ previsto un aumento della temperatura media globale da 1,4 a 5,8 °C nel periodo 1990-2100. L’aumento di temperatura porta con sé uragani, siccità, fenomeni metereologici catastrofici e imprevedibili, aumento del livello del mare dovuto allo scioglimento dei ghiacciai, desertificazione. Minore disponibilità idriche e alimentari, più facile trasmissione di malattie infettive. Morte. Per stabilizzare le concentrazioni atmosferiche sui valori odierni bisognerebbe ridurre le emissioni a meno del 60% di quelle attuali. L’anidride carbonica immessa nell’atmosfera vi rimane per un periodo compreso tra i 50 e i 200 anni: si prevede che anche se si adottassero comportamenti virtuosi, i primi effetti si avrebbero dopo trent’anni. Mi sono letto qualche dato sul protocollo di Kyoto. A questo proposito vorrei supportarmi con la citazione erudita del noto filosofo 900esco P. Cevoli: “inutile come un culo senza il buco”. Non serve a niente. Vediamo cos’è. “E’ un accordo internazionale, sottoscritto nel 1997 da 84 Paesi, che indica gli obiettivi per la riduzione dei gas serra”.”Viene fissata per i Paesi industrializzati una diminuzione del 5% in media (6,5 per l’Italia) entro il 2012, rispetto ai loro livelli di emissione del 1990”. Il mondo immette 6000 Mt (mega-tonnellate) di CO2 l’anno, di cui 3000 dai Paesi industrializzati, 3000 da quelli in via di sviluppo; per cui con il protocollo di Kyoto dovrebbe immetterne 5850 anziché 6000, su un totale di 3 milioni di Mt. Il comportamento dei Paesi che vi hanno aderito appare poco controllabile alla luce del fatto che l’accordo riguarda l’immissione nell’aria di un normale gas, che oltre ad essere inodore e incolore, non ha etichetta e non si ferma alla dogana.

26 marzo 2007

SECOND OR FIRST LIFE?

sono rimasta colpita in un modo che non so qualificare perchè prima di tutto mi ha proprio colpita, investita, tramortita, dal fenomeno che sta rivoluzionando la rete, SECOND LIFE. per chi non conoscesse si tratta di un sito in cui basta costruirsi un corpo, una personalità e voilà ti ritrovi a passaggiare, a vivere, in un mondo virtuale, parallelo. e non sto parlando di un mondo chiaramente virtuale (e con questo intendo un mondo nel quale la nostra percezione della realtà rimane comunque la padrona di noi stessi) ma un mondo in cui tutto è trasportato persino le istituzioni, le aziende. ovviamente devi avere a disposizione un gruzzoletto, prontamente addebitato sulla tua carta di credito (quella vera!), per acquistare casa e dunque, vivere. la gabetti possiede un ufficio, così come il nuovo nato del turismo italiano, il sito italia.it e il nuovo nato di bill gates, windows vista. c'è tutto. ma proprio tutto. e c'è anche il business dato che nuove categorie di immobiliaristi stanno accumulando fortune nel comprare e vendere isole, atolli, appezzamenti di terreno. ripeto: sono soldi veri quelli che girano. il punto è proprio questo. nella nostra misera vita la maggior parte del tempo è destinata alla gestione delle nostre risorse finanziarie, ma se dunque queste vengono proiettate in una vita virtuale in cui possiamo decidere completamente di noi stessi, non corriamo il rischio di preferirla? niente è abbandonato al caso, siamo padroni del nostro destino e soprattutto...immaginate di soffiarvi nel pugno chiuso che disvela il segreto...non c'è più la morte. sparita. non c'è più il dolore. io sono molto preoccupata. nell realtà, quella che ognuno di noi, ORA, riconosce come realtà, il nostro corpo è il mezzo per viverci la vita ma se supponessimo per un secondo che sia il mondo di second life la vita da vivere, il nostro corpo manterrebbe la sua funzione di mezzo ma anche la realtà d'oggi lo diventerebbe. il confine è sottile e abbagliante. io ho fiducia nel corpo, nelle emozioni e nel dolore. ma purtroppo non tutti amano la vita come me. mi ritengo fortunata ma sono consapevole che a qualcuno la sua first life non piaccia troppo.

16 marzo 2007

LA DIMENSIONE REALE DELL'ESSERE

a volte succedono cose incredibilmente pesanti che ti entrano dentro sfondandoti lo sterno e ti lasciano a bocca aperta per cercare di far uscire lo sgomento e il dolore. a volte capitano cose incredibilmente banali che ti fanno buttare fuori residui che non credevi nemmeno più d'avere. ma in entrambi i casi sto parlando di quelle cose che sono incredibili proprio perchè il giorno dopo ti senti come se nemmeno ti avessero sfiorato. in tutto questo, dov'è la vera dimensione della realtà? e se c'è come si fa a vederla? o forse ci sono tante realtà, una per ogni umore e la verità risiede nella molteplicità? in questo dilemma nuotano soprattutto le donne e che sia dannato colui che le liquida come una mera questione ormonale. dato che siamo daccordo tutti nell'asserire che la questione è insolvibile, possiamo interrogarci sul perchè esiste questa molteplicità. oppure in base a cosa facciamo una scelta perchè se di fatto il giorno dopo ci sentiamo "normali" dimostriamo d'aver scelto la realtà che di solito si palesa ai nostri occhi. credo che sia un cocktail tremendo e insieme meraviglioso di frustrazione, bisogni inconsci e voglia di novità. spesso queste realtà o le fabbrichiamo noi stessi oppure ce le fabbricano gli altri apposta per noi. anche in questa dimensione artigianale si nasconde una scelta, ma una scelta inconscia dettata da bisogni insoddisfatti e paure. in autunno le giornate nere si intensificano per l'ansia del sonno della vita come in primavera quelle luminose incrementano la voglia di rinnovamento, la necessità di revisione e verifica. ma dubito che le stagioni possano costituire uan soluzione al nostro problema. credo che in fondo, ma proprio in fondo, sperando di non far arrabbiare nessuno (filosofo è chi il filosofo fa. e non è il mio caso. purtroppo) , ci sia una predisposizione biologica all'errore e alla risoluzione dell'errore ma nello stato attuale un gran, fottutissimo, relativismo storico. tutto gira, qualche volte si ferma, quando si ferma è incomprensibile ed ecco che per adattamento cominciamo a girare anche noi. costruendoci realtà dolorose il più delle volte, cercando conferme dal niente, risposte a domande che nemmeno ci siamo posti. se ci imponessimo di inginocchiarci per terra per essere sicuri di restarne ancorati, se potessimo indossare gli occhiali del disincanto e delle priorità per proteggerci dal mare pieno di nonsense, forse ci sarebbe una sola realtà. certo tantissime. ma una per ognuno di noi. e invece domani rileggero questo pezzo e mi sembrerà un infinito mare di cazzate. buonanotte. oggi è stata una giornata degna di un'opera di beckett.

28 febbraio 2007


AAAAAAA
cercasi collaboratori per portare avanti questo blog. gli attuali autori sembrano essere dispersi. dicono..
chi ad intrappolare ragni e collezionare bottiglie d'acqua S.Anna, chi a cercare di far promuovere una squadra di calcetto.

STORIA DEL GENERE UMANO/2

e così il divino fanciullo Amore di tanto in tanto scende sulla terra. ma cos'è, chi è? per la tradizione, platonica si intende, Eros è figlio di Poros (dio della ricchezza) e Poenia (dea della mancanza). questo termine della mancanza è fondamentale per comprendere l'esistenza umana. perchè per Leopardi alla base del piacere tanto ricercato dall'uomo c'è il desiderio ma non un desiderio in particolare bensì il desiderio. con la sua vaghezza e la sua indeterminatezza, appunto perchè non circoscrivibile in estensione, e quindi già in partenza, mancante. ma questa mancanza infinita, eterna, la nostra ragione purtroppo la coglie e disvela così l'abisso dell'esistenza. un abisso assurdo. la verità che la superbia dell'uomo ha invocato ed ottenuto ha portato alla luce l'arido vero, un vero che solo la poesia può cercare di coprire con il velo dell'illusione, con la beltà. purtroppo può essere solo una breve vacanza perchè la fanciullezza dell'uomo e dell'umanità sono lontani, la mitopoietica abbandonata; la ragione calcolante ha dissolto le trame del sogno portando alla luce i nervi sanguigni del divenire. le magnifiche sorti progressive sono vane. il nulla assoluto diventa madre e morte. è il nichilismo. è la pura follia dell'occidente.

09 febbraio 2007

A.B.

riguardando un commento fatto giuro che mi sono venuti i brividi quando ho letto queste due inizali rapportate al personaggio di cui si parlava. fisca è stato assolutamente geniale perchè è come se quelle iniziali fossero l'unico modo per rappressentarlo. un sospiro amoroso, a cui si pone inevitabilmente, prima o poi, fine. a.b. il sentimento che fa i conti con la ragione e si da dei limiti oltre i quali è vietato lasciarsi andare in una consequenzialità che sa di familiare, che ha odore di casa. meraviglioso e qualcuno dice pure artificioso. ma anche se fosse? i calcoli si fanno sulle corse leggere sulla schiena, sulle viscere accartocciate vergognarsi della propria materialità, sulle lacrime e sui sorrisi. o sbaglio? e poi c'è la questione dei punti di vista. alibi? macchè...finchè a qualcuno (a.b. , festival della letteratura, mantova 2006) un cavallo dal collo lungo e poco leggiadro sembrerà una stupenda giraffa.

detto questo, il nostro, il mio, a.b. si sta dedicando al cinema ed è con non poca commozione che vi comunico che a settembre 2007 uscirà per l'Atlantis Alliance Vivafilms, "SETA", una co-produzione franco-italo-canadese, tratta dall'omonimo romanzo, per la regia di Fraçois Girard, per la sceneggiatura (anche ma non solo, e posso immaginare la fatica di quelli che hanno dovuto lavorare con lui!) di a.b. vi lascio qui sotto il sito in cui potrete vedervi il trailer. stupendo
http://www.cinemamontreal.com/aw/cvpa.aw/p.cm/r.que/m.Montreal/j.e/t.187174/f.Silk__2007_.html

non contento il nostro ha deciso di provare l'esperienza del REGISTA e con non poca commozione vi annuncio che ha iniziato le riprese di un film intitolato LEZIONE 51, con un cast internazionale, girato completamente in inglese, in Trentino.
ma aspettate prima di fare ohhhhhhhh, vi dico la trama che per tutti gli amanti di City (come me e fisca, e giamma) sarà un gentile soffio al cuore

E' LA RIEVOCAZIONE DA PARTE DI UNO STUDENTE DELLA LEZIONE PIU' BELLA DEL SUO PROFESSORE UNIVERSITARIO MONDRIAN KILROY, LA NUMERO 21, SUL MISTERO DELLA GENESI DELLA NONA SINFONIA DI BEETHOVEN

altro che farfalle nello stomaco

10 gennaio 2007

STORIA DEL GENERE UMANO/1


come iniziare l'anno se non raccogliendo l'invito di fiska e trattare della spledida operetta morale Storia del Genere Umano di Leopardi? il perchè è semplice: racchiude con un batitto d'ali etica ed estetica in una sintesi che ha il profumo del domandarsi, ottimo auspicio per un nuovo anno. parliamone un po' innanzitutto. scritta intorno al 1823 tenta di raccogliere in un sistema narrativo unitario una generale interpretazione storica della condizione umana.

la prima età del genere umano vede protagonisti bambini nati dalla medesima ora meravigliarsi di una terra piccola, senza stelle e senza mare. felicità e sensazione d'infinito venivano a coincidere nella sensazione beata d'essere vivi e pascendosi di lietissime speranze. venuti un età più ferma sentirono una mutazione. girarono la terra per la facilità che essa presentava, essendo tutta piatta, e la scoprirono finita, limitata. la maturità cambiò i requisiti della maraviglia e i più si tolsero spontaneamente la vita. allora giove creò il mare e le montagne, e similmente il popolo dei sogni "e commise loro che ingannando sotto più forme il pensiero degli uomini, figurassero loro quella pienezza di non intelligibille felicità". così ricreò l'animo degli uomini ma ben presto si esaurì la novità e cominciarono a disprezzare la vita e gli dei chiamando a gran voce la morte. questa empietà venne punita dal diluvio universale. allora giove volle restaurare la specie umana e essendosi accorto che ad essa non può bastare, come agli altri animali, vivere ed essere liberi da ogni dolore cosparse la terra di mali e fatiche per intrattenere l'uomo. diede leggi, stati civili e ordini e infine volendo beneficiare il genere umane mando "fantasmi di sembianze sovrumane ed eccellentissime": giustizia, virtù, gloria, amor patrio e altri tra i quali Amore. tra queste larve ve ne era una, cara agli antichi, chiamata Sapienza la quale aveva promesso di mostrare ai suoi seguaci, la Verità. così gli uomini si rivolsero continuamente a giove chiedendogli di concedergli per qualche tempo la verità. giove deliberò non solo di mandare la verità fra gli uomini ma "dandole eterno domicilio tra gli uomini, farla perpetua moderatrice e signora della gente umana". rimossi dalla terra i beati fantasmi, escluso solamente amore, giove mandò tra gli uomini la verità ma questa strappò la facoltà immaginativa della quale gli uomini si nutrivano per oscurare il presentimento della loro piccolezza e la loro condizione, la loro infelicità si vestì di chiarezza e divenne vera. provando compassione per gli uomini giove chiese agli antichi fantasmi chi volesse prendersi cura di questo misero genere umano e solo Amore si offrì. "così quando viene sulla terra sceglie i cuori più teneri e più gentili e quivi siede per breve spazio, diffondendovi sì pellegrina e mirabile soavità". "perciocchè negli animi che egli si elegge ad abitare, suscita e rinverdisce per tutto il tempo che egli vi siede, l'infinita speranza e le belle e care immaginazioni degli anni teneri".

voglio lasciarvi pensare su questa favola. al prossimo post i commenti

23 dicembre 2006

AUGURI A TUTTI I FILOSOFI CIABATTARI E AGLI AMICI!
un bacio a fiska per il dominio che il suo intelletto riesce ad avere sulla sua sensibilità
un bacio a zezzo per il suo sopracciglio e per le lacrime quando ride
un bacio a tutti gli altri per la pazienza e l'ascolto che ci riservate. lusingatissimi. auguri

21 dicembre 2006

PARADOSSI ITALIANI

21 dicembre 2006
ore 02.08
...................raiEDUCATIONAL
MAGAZZINI EINSTEIN. LO SPETTACOLO DELLA CULTURA

12 dicembre 2006

AMICUS PLATO SED MAGIS AMICA VERITAS

aristotele fu molto fortunato se potè permettersi un'amica come la verità soprattutto se si considera l'amicizia ai tempi: quello che noi chiameremmo amore dato che non c'era nemmeno la sottile linea sessuale a dividere le due sfere. ma ovviamente l'affermazione di aristotele non va solo in questo senso privilegiando l'amore per la verità piuttosto che quello per un uomo (nonostante fosse quell'affascianante di platone). in questo amica c'è un universo fatto di disvelamento, dialogo, ricerca, adulazione ma soprattutto scelta. perchè l'amicizia è una scelta e anche seria. la scelta di un impegno e di fedeltà. aristotele scelse di dedicare più tempo alla verità piuttosto che a platone per una ragione. d'importanza. così gli fu più amica la verità piuttosto che platone perchè sì lo gratificò e gli illuminò le trame del divenire ma egli gli dedicò inconfutabilmente più tempo. eccoci al nodo. credo che la scelta sia alla base dell'amicizia e il tempo una sua conseguenza necessaria. gli amici si scelgono e meno sono più alta è la qualità dell'amicizia perchè più alta è la qualità della scelta. un'altra argomentazione a favore della tesi che in amicizia quantità non fa qualità: è estremamente faticosa. perchè è puramente intellettuale e non istintuale come l'amore o meglio, quello che è definito come amore convenzionale. a dettarne le leggi è senza dubbio un primordiale dare-avere ma tutto il resto è piacere intellettuale. l'aiuto che un amico può darti (perchè quando si pensa ad amico si pensa istantaneamente ad un aiuto) è un aiuto disinteressato? assolutamente si io credo. allora l'impianto dare-avere è solo un impianto fondante per avviare un'amiciza ma non fondamentale persuperato il livello della scelta e approdare all' impegno. ma ecco che superata questa soglia si fa tutto più faticoso perchè è un continuo confronto. perchè è la scelta di uno specchio parlante che ti vede e ti riflette senza pietà. è una prospettiva sempre veritiera da cui puoi guardare gli angoli oscuri di te stesso senza sentirti in colpa per averli scovati. è malattia e farmaco.

AMICIZIA UOMO-DONNA
esiste. giuro di sì ma bisogna essere molto fortunati. dopo vari tentativi posso dire che esiste. anche se si sente sempre un puzzo di menzogna nel dirlo l'esperienza pare confermarlo. diciamo che non esiste al principio di questo amore intellettuale. al principio un uomo vede in una donna soltanto una donna e viceversa. mascherare questa normale attrazione biologica sotto la maschera luccicante dell'amicizia è pura cattiveria. e anche sofferenza perchè risulta estremamente difficile capire se si è stati ingannati o solamente vittime delle situazioni. esiste ed è stupenda perchè un uomo e una donna a confronto disarmati e disinteressati sono la cosa più completa a cui si possa aspirare in amicizia. è puro amore intelletuale. ma coltivarla è difficile e le trappole sempre pronte a scattare. quella vera da quella falsa non si riconosce, non subito. come nell'amore, anche nell'amiciza il principio primo è darsi completamente e sperare d'essere fortunati.

spero di poter integrare questo post con commenti perchè è la maniera migliore per arricchirlo. di spunti mi pare di averne lanciati...a presto.

03 novembre 2006


Recensione del romanzo City.

Il romanzo nel suo complesso ricalca lo stridore metallico che genera il contatto tra l’individuo geniale, e la prosaicità del mondo che lo circonda. Una forte incompatibilità resa con le unghia dell’ironia su una tavoletta di plastilina: la componente del sarcasmo graffiante, decisiva nell’effetto di incisività che Baricco vuole imprimere alla propria argomentazione, lascia contuso il lettore fino alle midolla, lo scuote. E’ soprattutto in alcuni capitoli che l’ironia si fa amara denuncia dei meccanismi mediocri che regolano la civiltà urbana. Alcune pagine diventano la triste parodia degli ambienti mass-mediatici, che l’autore, attento osservatore, si diverte a ritrarre con la bocca sporca di bile sulla quale affiora un sorriso di compatimento. E i personaggi di quei siparietti sono talmente veri da sembrare dejavù. Il direttore commerciale della CRB, il classico bambino divenuto adulto all’anagrafe quasi per magia, “un uomo tranquillo che aveva una sola passione: i trenini elettrici”; una persona di così basso spessore da ideare un sondaggio per decidere se far morire o no un personaggio dei fumetti. La giornalista che intende fare un servizio su Gould, icona dei mercanti di sentimenti del piccolo schermo, con i suoi toni lacrimevoli e patetici e i suoi sguardi accondiscendenti e compiacenti, frutto di anni di esercizi allo specchio. Il fiore all’occhiello dei personaggi che incarnano la mediocrità è senz’altro Vack Montorsi. Il conduttore dello special del Venerdì sera passa in rassegna il filmato della giornalista cerca-scoop, la quale, vedendo insoddisfatto il proprio superiore gli dichiara che “c’è uno che piange”. Questo, senza preoccuparsi dell’intervista ma utilizzando come unico parametro per l’idoneità alla messa in onda la quantità di lacrime versate, liquida la pellicola con un “tutto qui?”; e la storia di un genio viene sostituita con uno special su quattro gemelli inglesi che si erano scambiati l’identità. La polemica verso il mondo dello show business è feroce: Baricco denuncia la logica dei sentimenti a telecomando che domina il piccolo schermo, l’ottica dell’audience ad ogni costo, che porta a storpiare certe verità in nome della bizzarria, della stranezza, della novità accalappia-pubblico. Il fruitore del prodotto televisivo anela spasmodicamente al colpo di scena nella misura in cui avverte la propria frustrazione nel milieu urbano; la tendenza all’omologazione, alla piattezza, all’ordine e alla regola inibisce le naturali pulsioni e l’individuo è indotto a cercare nella televisione una fuga dal gretto presente per approdare in un mondo dove trovano soddisfazione i principali bisogni. Divertente anche la scena nella paninoteca, dove comprare due cheeseburger, due succhi di arancia e una torta sembra un’impresa. Dietro ogni scelta si nasconde l’ Offerta Promozionale irrinunciabile, quella che se la rifiuti sei un cretino, perché loro l’hanno fatta apposta per te. E’ un orizzonte di trovate pubblicitarie, di concorsi a premi, estrazioni fortunate. Tutto è semplice meccanico inquadrato, non si mangia del cibo ma delle mere “combinazioni” numerate progressivamente. L’individualità è inibita, l’eccezionalità camuffata da azioni stagnanti, fissili, marmoree, ridotte ai minimi termini per non affaticare il cervello. Ogni aspetto asseconda la logica consumistica, e non puoi privarti del piacere di possedere di più allo stesso prezzo. Ogni angolo del locale è felicità sintetica, chimica, un Eden di lucine, clown, quiz, colori e musica. Sono pillole di felicità stroboscopica, che il palato raffinato del cretino medio gradisce: ha bisogno di essere bombardato di sensazioni, in un culto estetizzante della novità ad ogni costo. A ben guardare l’intero romanzo procede per strutture binarie: da quella principale Gould-City determina lo scheletro dell’opera, agli incastri secondari Gould-Shatzy, Diesel-Poomerang, trama Western - trama Boxe, e gli episodi paninoteca - ristorante cinese. L’episodio avvenuto in un ristorante cinese in occasione del quattordicesimo compleanno di Gould è quindi il secondo tassello dell’incastro binario che ha come sfondo un luogo di pubblica ristorazione. Baricco intende ritrarre gli stridori che si covano in seno alla famiglia borghese, le ipocrisie generate dall’insicurezza, dal timore del fallimento. Il padre di Melania è una persona fragile che ha ricevuto un rigido indottrinamento e che ora vede nella figlia la possibilità di una ritorsione ai modi aspri dei propri genitori. Si erge a pater familias tutto d’un pezzo, ma la sua autorità è destinata a sbriciolarsi urtando contro il buon senso della moglie. Il realismo materialista sfocia in bieco pessimismo verso l’istituzione famigliare, nucleo sociale dove trovano sfogo le più bestiali pulsioni dell’uomo. Le frustrazioni del singolo vengono scaricate sull’individuo più debole, e l’educazione dei figli si trasforma in uno sterile esercizio di autorità, nella dimostrazione di potenza: le conseguenze immediate sono il rancore, il risentimento, le tensioni. Prima di tutto ciò “City”è però il romanzo di Gould: i filoni narrativi secondari si dipanano dalla sua figura, dal suo ruolo all’interno dell’opera; gli stessi Shatzy Shell, Taltomar e Mondrian Kilroy appartengono a quel sistema di personaggi che una felice perifrasi pirandelliana definirebbe “i forestieri della vita”. Ognuno di essi ha un escapement psicologico dalla City e dal suo mondo. E’ istintivo il bisogno di oltranza, di evasione per cercare un contatto più autentico e sobrio con l’Anima del mondo. Questi personaggi hanno un canale cognitivo privilegiato in cui la realtà parallela, nella sua camaleontica mutevolezza, affiora ad intermittenza dalle feritoie della bieca materialità. La città diviene per loro una “foresta di simboli” in cui la Verità rivela tutta la sua purezza, il suo nitido candore attraverso le epifanie, le baudelairiane “corrispondences”. Solo gli individui dotati di eccezionale sensibilità sono in grado di carpire intuitivamente questi bagliori rivelatori. Il loro genio sfocia in una sorta di pazzia che è difficoltà di adattamento alla cancrena quotidiana. Il mondo si rivela a loro in un’infinità sfuggente e in un monismo demiurgico. Pirandello direbbe che la città è forma laddove l’anima del Reale è flusso; e che Shatzy, Taltomar, Kilroy e Gould sono i “forestieri della vita”. Quelli che hanno capito i meccanismi spietati che regolano i comportamenti dell’uomo. Perché lo hanno conosciuto da vicino grazie al loro cauto guardare. Hanno annusato l’uomo, lo hanno toccato e ne hanno provato ribrezzo, qualcuno ha pure vomitato. L’uomo è quello del “Saggio sull’onestà intellettuale” scritto in fretta e furia su un depliant dal prof .di Gould, mentre era chiuso in una cabina di video porno; Mondrian Kilroy “aveva capito di aver capito” che l’uomo è quello e nient’altro. Essi disertano la “guerra di tutti contro tutti”, abdicano dalla dimensione della mediocrità, si astengono dall’entrare in campo e giocare la loro partita per tutto il romanzo. Quest’ultimo punto è chiarito dall’episodio che vede Taltomar rifiutarsi di andare a raccogliere il pallone uscito dal campo, perché “o guardi o giochi”. Ecco allora che ognuno dei personaggi citati in precedenza si costruisce il proprio universo parallelo in cui vivere da protagonista; per Kilroy è studio delle curve in antitesi con l’ortogonalità della City; per Taltomar è la partita di calcio analizzata dal punto di vista del rispetto delle regole, necessità che diventa quasi un’ossessione per lui; per Shatzy Shell è la dimensione dell’western; per Gould la storia di un pugile inventata a sedere sulla “ciambella” del water. In particolare la dimensione western e quella boxistica vengono assurte a trame vere e proprie, a storie nella storia, e finiscono per ricalcare la condizione interiore di Gould e Shatzy. Questo espediente tecnico-stilistico moltiplica i piani prospettici con una resa letteraria estremamente suggestiva, simile a quella visiva che si avrebbe ponendo uno specchio di fronte ad un altro. Gould identifica se stesso in Larry Gorman, mentre Shatzy costruisce la storia di Bird facendo riferimento alla propria: le assonanze e i punti di contatto tra le due coppie di trame non mancano.